Visita guidata  a Catania

Un’escursione tematica quella effettuata a Catania domenica 9 novembre 2014 dai Soci dell’Archeoclub di Lentini, accompagnati dalla Presidente Maria Arisco.
Una splendida mattinata di sole, ritagliatasi magicamente tra temporali e cattive condizioni meteorologiche, che l’hanno preceduta e seguita, che ha consentito al Gruppo di andare alla scoperta di una città greca, romana, bizantina, ricostruita barocca sulle rovine lasciate dal terremoto del 1693. Guida d’eccezionale competenza e bravura il giovane archeologo lentinese Italo Giordano che durante il breve viaggio in autobus ha cominciato a raccontarci la storia della città, sorella minore di Lentini (fondata nel 730 a.C, dopo Lentini e Naxos). Un città che nel corso dei 2700 anni di storia ha vissuto epoche di grande splendore. Residenza reale durante le dominazioni Normanna, Sveva e Aragonese; Federico II di Svevia, che sognava di portare il centro dell’impero nel cuore del Mediterraneo, vi fece costruire il Castello Ursino; Alfonso D’Aragona la scelse per fondarvi la prima Università degli Studi siciliana nel 1434. Catania è sempre stata un luogo di incontri e di culture, una città aperta e tollerante; ma, soprattutto, Catania può essere considerata un simbolo della rinascita: tante volte distrutta dalle immani forze della natura – l’ eruzione dell’Etna del 1669; il terremoto del 1693; i saccheggi e le distruzioni operati dai conquistatori – altrettante volte è risorta dalle “macerie” con coraggiosa perseveranza. Oggi è principalmente una città barocca ridisegnata da illustri architetti dopo il disastroso terremoto del 1693.

Scesi dall’autobus a Piazza Alcalà, passando sotto gli Archi della marina, abbiamo assaporato il primo maestoso affaccio sui resti delle antiche mura che contornano l’Arcivescovado dietro cui svetta la cupola della Cattedrale, e, sulla destra, lo splendore del ricchissimo barocco di Palazzo Biscari. Poi, costeggiando villa Pacini, “a vllla e varagghi” dei catanesi, attraversando Porta Uzeda, si è aperta ai nostri occhi la magnificenza di Piazza del Duomo. In essa confluiscono tre strade: la via Etnea, l’asse N.S. della città, la via Giuseppe Garibaldi e la via Vittorio Emanuele II che l’attraversano da Est ad Ovest. Sul lato orientale il Duomo dedicato a S. Agata, la patrona. Sul lato nord il Palazzo degli Elefanti ovvero il Municipio. Dall’altro lato della Piazza la Fonte dell’Amenano, detta “Acqua a linzolu” dai catanesi , dalla quale si accede alla nota Pescheria, e il Palazzo dei Chierici collegato al Duomo tramite un passaggio che corre sopra la Porta Uzeda. Al centro della maestosa Piazza troneggia la Fontana dell’Elefante, detta “Liotru”, opera monumentale di Gian Battista Vaccarini, formata da un basamento di marmo bianco al centro di una vasca dove cadono due getti d’acqua fuoriuscenti da due sculture che rappresentano i due fiumi di Catania: il Simeto e l’Amenano. Al di sopra la statua dell’Elefante, in pietra lavica - dalla storia complicata e controversa – sormontata da un obelisco egittizzante, in granito.

Qui ci siamo fermati per gustare la colazione offerta dal Club, per la classica foto di gruppo e, soprattutto, per ascoltare le puntuali spiegazioni di Italo Giordano. Riprendendo la storia di Catania e della sua ricostruzione e rinascita sulle rovine del terremoto del 1693, ci ha parlato del barocco catanese che ha un’impronta romana ed europea portata nella città dal Vaccarini, palermitano che studiò ed operò a Roma, ben distinguibile nelle caratteristiche “paraste”, in bugnato diamantato di marmo bianco, che ornano tutti gli Edifici settecenteschi e, soprattutto, nella sontuosa facciata della Cattedrale, ricostruita, dopo il terremoto, sui resti normanni visibili all’interno nella contro- facciata. La Cattedrale sorge sulle Terme Achilleane dove, tra le lave del 1669, scorrono le acque del fiume Amenano.
Lasciata la Cattedrale, il cui interno non abbiamo potuto visitare perché c’erano in atto riti liturgici, ci siamo avviati in via Etnea, costeggiando il Municipio e Piazza Università, per fermarci davanti alla Chiesa della Colleggiata ed ammirarne la sontuosa facciata barocca. Attraversando, poi, uno slargo dedicato allo scrittore lentinese Sebastiano Addamo, e salendo un’impervia gradinata, in pietra lavica, di origine romana, siamo approdati in Via Crociferi, la via più scenografica, il cuore del barocco della città. Qui troneggiano le monumentali chiese di San Benedetto da Norcia e di San Francesco Borgia dove, salita la monumentale scalinata marmorea a doppia rampa, siamo entrati per la nostra visita.

La chiesa di San Francesco Borgia ha una facciata molto lineare in stile barocco romano arricchita da due ordini di colonne binate in marmo. L’interno è a tre navate, molto ampie e luminose, con altari laterali in marmo arricchiti da pale dipinte da pittori catanesi del XVIII secolo. Bella la cupola affrescata con temi richiamanti l’ordine dei Gesuiti. Molto interessante, sebbene in uno stato di abbandono, il Chiostro dell’attiguo Collegio dei Gesuiti con un loggiato sormontato da colonne e il pavimento del cortile a ciottoli bianchi e neri, sistemati a mosaico.


 

A seguire la visita della chiesa di San Benedetto da Norcia, un esempio notevole di monumento barocco. La chiesa è celebre per la scalinata dell’Angelo, uno scalone marmoreo d’ingresso, adorno di statue raffiguranti alcuni angeli, cinta da una bellissima cancellata in ferro battuto. Fa parte del complesso conventuale delle suore Benedettine che comprende anche la Badia maggiore e la Badia minore, collegate da un ponte coperto che sovrappassa Via Crociferi. Veramente spettacolare il suo interno, ad unica navata, con la volta completamente affrescata da Giovanni Tuccari con scene della vita di San Benedetto, e da Sebastiano Lo Monaco e Matteo Desiderato per gli affreschi dei lunotti laterali che rappresentano le Virtù Cardinali, a destra, e le Virtù Teologali, a sinistra. La parte più pregiata della chiesa risulta essere l’altare maggiore realizzato in marmi policromi con intarsi di pietre dure e formelle in bronzo.

Abbiamo lasciato via Crociferi per raggiungere le Terme della Rotonda.
Le terme della Rotonda sono delle strutture termali di epoca romana, datate al I-II secolo d.C. molto estese, attrezzate di “calidarium”, “tepidarium”e “frigidarium”, con tracce dell’originaria pavimentazione a mosaico. La struttura più appariscente è, tuttavia , quella dell’ ex chiesa di Santa Maria della Rotonda, di probabile origine bizantina, un ambiente a pianta quadrata con due ingressi, al cui interno ne è stato ricavato uno di forma circolare del diametro di 11 metri con ai quatto angoli altrettante nicchie comunicanti, tramite arconi in pietra lavica, con l’ambiente circolare. Sopra la cupola semisferica, a suo tempo riccamente affrescata con pitture, ormai quasi totalmente distrutte dal tempo e dall’umidità, che richiamano quelle della chiesa rupestre di San Giuseppe Giusto a Lentini, un singolare lucernario ad archetto.

Costeggiando le arcate posteriori del Teatro Romano, siamo scesi fino alla via Vittorio Emanuele II per entrare, finalmente, in questo spettacolare gioiello che, a detta del nostro archeologo, si può considerare come il monumento “sintesi” della Catania greca, bizantina e romana. La sua origine si fa risalire al 415 a.C. ma mancano le tracce della sua origine greca e ciò che resta a noi di questo monumento, che. poteva contenere fino a 7.000 spettatori, è di epoca romana.

Terminata l’accurata quanto faticosa visita, abbiamo lasciato il Teatro Romano per raggiungere, dopo aver attraversato Piazza San Francesco d’Assisi con la spettacolare chiesa a lui dedicata e, al centro, il monumento al card. Dusmet, Piazza Mazzini, una bella piazza dall’ariosa simmetria a croce latina, contornata da edifici dotati di terrazzini loggiati…

Catania è anche questo e molto, molto altro, ma il tempo a nostra disposizione si era esaurito.

Un’ultima foto scattata dal centro di questa piazza, con sullo sfondo la magnifica Cattedrale, prima di avviarci speditamente all’autobus per il rientro in sede.