Il Monastero di San Nicolò l’Arena di Catania
L’Archeoclub di Lentini, sabato 23 febbraio, ha visitato, nell’ambito della sua attività culturale, il Monastero di San Nicolò l’Arena di Catania.
Il Monastero di San Nicolò l’Arena di Catania, patrimonio dell’Umanità dal 2002, per la vastità e l’imponenza della struttura è il secondo complesso monastico d’Europa, dopo il Palazzo Nazionale di Mafra, in Portogallo. Il suo immenso patrimonio artistico, le raccolte librarie che possedeva, il prestigio culturale che deteneva, il fasto dei monaci che lo abitavano, gli conferirono un ruolo, soprattutto nel XVIII secolo, di grande autorevolezza, che andava oltre i confini regionali. I visitatori, stupiti da tanta grandiosità e bellezza, ne celebrarono lo splendore, e lo stesso Patrich Brydone, scienziato e viaggiatore scozzese che lo visitò nel 1773, lo definì la Versailles siciliana. Certamente Federico De Roberto, giudice severo e impietoso, non si mostrò indulgente verso quanto accadeva dentro le mura del monastero - e per lo stile di vita dei monaci, potenti e arroganti, tutti appartenenti alla nobiltà catanese, e per lo sfarzo della struttura, in stridente contrasto con la Regola monastica benedettina e con la povertà del luogo – pur non volendosene inficiare la grandezza.
Il Monastero di San Nicolò l’Arena nasce nel XVI secolo: è nel 1558 che venne posta la prima pietra, ma le sue origini sono ben più lontane. Bisogna risalire al XIV secolo per individuarne la prima cellula, allorquando Federico III d’Aragona, re di Sicilia, concede ai monaci benedettini il permesso di costruire sulle pendici dell’Etna un cenobio che prese il nome di San Nicolò l’Arena: e per la devozione dei monaci a San Nicola di Bari e per la caratteristica terra sabbiosa, la rena rossa, che ricopriva la zona. Attorno al convento si sviluppò ben presto il paese che prese proprio il nome di Nicolosi. Il cenobio negli anni si espanse, superando per importanza quelli già preesistenti nella zona (Santa Maria di Licodia e San Leone nei pressi di Paternò) e riuscendo ad accumulare enormi ricchezze. Ma le scorribande dei briganti che imperversavano nella zona e il clima rigido dell’Etna misero a dura prova i monaci, che chiesero ripetutamente alle autorità del luogo il trasferimento in un luogo più sicuro.
E’ l’eruzione lavica del 1536-37 che accelerò i tempi: i monaci ottennero, incalzati dalle avversità ambientali, e grazie alla comprensione delle autorità locali, la possibilità di trasferirsi dentro le mura di Catania, città demaniale, e di costruirvi un nuovo convento. Così, nel 1558, inizia la costruzione del monastero e dell’annessa chiesa, e nel 1578, quando i lavori non erano stati ancora ultimati, con una solenne processione, vi si insediarono. La successiva eruzione del 1669, che accerchiò Catania, ne lambì le mura, lesionandolo, e distrusse la chiesa. Ma questo evento devastante segnò anche l’inizio della grande ricostruzione e ristrutturazione, già avviate nel 1687, su progetto dell’architetto romano Giovan Battista Contini. Le avversità non erano però ancora finite. Il terremoto del 1693 provocò, infatti, il crollo del monastero, in parte realizzato, e la morte di quasi tutti i suoi monaci. Solo all’inizio del 1702 ricominciano i lavori di ricostruzione sulle strutture superstiti.

 

RENDICONTO  DEFINITIVO 1  GENNAIO 2012 -  31 DICEMBRE 2012

ENTRATE



Saldo attivo

11.790,19

Quote sociali[D1]

14.120,00

Quote iscrizione nuovi soci[D2]

300,00



TOTALE ENTRATE

A)


26.210,19

USCITE





Quote segreteria nazionale[D3]



2.935,00

Attività culturali



3.835,24

Salvaguardia BB Culturali




397,50

Commissioni e spese banca



277,00

Spese di segreteria



319,50

Varie



207,74

Erogazioni  liberali



257,00

TOTALE

B)


8.228,98

SALDO CONTABILE

A) - B) = C)

17.981,21

TOTALE USCITE



26.210,19

RESIDUI ATTIVI









TOTALE RESIDUI ATTIVI

D)


0,00

RESIDUI PASSIVI





Differ. quote Segr. Naz. Anno 2011



570,00

Restauro quadri  Chiesa Madre



11.495,09

TOTALE  RESIDUI  PASSIVI

E)


12.065,09

AVANZO DI AMMINISTRAZIONE

C) + D) - E)

5.916,12

IL TESORIERE

I REVISORI

LA  PRESIDENTE

 


[D1]N.103 soci ord. x 130 = € 13.390

N.2 soci(deroga) x € 25 = € 50

N.34 soci famil. x € 20 = € 680

[D2]N.6 soci ord.  x € 500 = € 300

[D3]N. 99 soci ord. x € 25 = 2.475

N. 6 soci  ord. x € 20 = € 120 (nuovi ingressi)

N. 34 soci fam. x € 10 =  340


Gita ad Acitrezza, Acicastello  e Acireale
Domenica 27 gennaio 2013, l’Archeoclub di Lentini, ha effettuato una interessante gita nella Riviera dei Ciclopi, una zona  ricca di storia, di cultura e di paesaggi mozzafiato. Per una migliore e più consapevole conoscenza dei luoghi da visitare, durante il breve viaggio in autobus, compiuto per raggiungere la Riviera, un primo approccio è stato offerto dalle spiegazioni della presidente Maria Arisco. Poi ha fatto seguito un intervento della socia Carmela Vacante che, da conoscitrice della storia geotettonica e vulcanica della Sicilia, ha parlato della genesi e della natura delle spettacolari rocce vulcaniche a pillow (cuscino) che formano la scogliera e l’imponente rupe su cui si erge il Castello di Acicastello, e dei basalti colonnari dei Faraglioni di Acitrezza.
La prima visita è stata fatta al Castello Medievale. Assistiti egregiamente da due esperte guide, divisi in due gruppi, data la numerosità dei partecipanti, ci siamo inerpicati sull’erta gradinata che porta ai ruderi del Castello. Qui la prima sorpresa. Tre giovani e brave attrici ci hanno gradevolmente intrattenuti con una suggestiva performance teatrale, intrisa di fantasmi, di intrighi e di amori impossibili, finiti tragicamente, recitando brani tratti dalla novella “Le storie del Castello di Trezza” di Giovanni Verga. E’ seguita la visita del giardino di piante grasse e del piccolo museo annesso.
Ci siamo, quindi spostati ad Acitrezza per la lunga ed interessante passeggiata sulla Riviera dei Ciclopi, dove troneggiano in tutta la loro selvaggia bellezza i Faraglioni, quella mattina magicamente illuminati dai bagliori riflessi dal mare, con accanto l’isola Lachea e il porticciolo che si appoggia sulle creste emergenti dei neri basalti colonnari..
“Un viaggio nel viaggio”
Visitare un castello infestato dai fantasmi non capita tutti i giorni , se poi è il castello normanno  di Aci Castello e le storie dei fantasmi sono state scritte da Giovanni Verga, diventa tutta un’altra storia.
Domenica 27 Gennaio in una bellissima giornata inondata da un tiepido sole, un folto gruppo di gitanti dell’Archeoclub di Lentini in visita ad Aci Castello ci siamo ritrovati, come per magia, in un castello medievale fosco e tetro ed in questo proscenio si sono materializzate un fantasma ed una vicenda di amore, di tradimenti e di morte. Nel racconto, una comitiva di amici visita le rovine del Castello di Trezza (Aci Castello), e Luciano (uno del gruppo) narra a una coppia di coniugi, Matilde e Giordano, un’antica leggenda medievale…
Il rozzo barone Garzia d’Arvelo, vedovo da tempo, si risposa con una donna dalla forte personalità. Ma dopo le nozze, al castello e in paese iniziano a circolare strane dicerie circa le ‘apparizioni’ di un “fantasma” che ha spaventato gli uomini più coraggiosi del barone.
La nuova baronessa non crede a queste storie ma una notte sente dei lamenti e ne parla con il marito. Il barone infuriato, pensa a uno scherzo e decide di aspettare tutta la notte “il fantasma”…
Il fantasma appare e altri non è che la prima moglie del barone, donna Violante, il barone allora sguaina la spada e la trafigge.  Donna Violante, che dopo la morte del giovane paggio con cui aveva una storia d’amore , per tutto quel tempo si era aggirata per i corridoi del castello, finalmente trova pace.
Un Verga sconosciuto ai più che, grazie alla trasposizione teatrale, ha ammaliato l’uditorio.
Veramente brave le attrici dell’Associazione Culturale Fantasticheria (Tiziana Giletto,Marzia Bisicchia e Roberta Nanni),che hanno dato vita ai personaggi del racconto  creando una suggestiva atmosfera e  suscitando nei presenti forti ed intense emozioni….
Poi, accompagnati  dalle nostre due guide Rita e Loredana Foti che ringraziamo per la professionalità ed i richiami  culturali delle loro presentazioni, da Aci Castello  ci siamo diretti alla volta di Aci Trezza.
Qui dopo una passeggiata sul lungo mare, sotto un caldo sole quasi primaverile la meravigliosa bellezza dei luoghi, la vista dei “faraglioni” hanno quasi evocato le suggestioni che, solo  la grande letteratura da Omero a Verga,  riesce  a suscitare.
Davanti a noi” fisicamente” affacciata su una scenografica scalinata si è aperta “La Casa del nespolo” cantata dal Verga e portata sugli schermi dal regista Luchino Visconti  con l’intramontabile film “La terra trema”.
 
Silenzio
“Si udiva il vento sibilare nella vela della Provvidenza…. Ora siamo nelle mani di Dio…..
-A dritta! - gridò padron ‘Ntoni - a dritta! Non è il fanale del molo. Andiamo sugli scogli. Serra! Serra!
-Non posso serrare! - rispose ‘Ntoni colle voce soffocata dalla tempesta e dallo sforzo - la scotta è bagnata. Il coltello, Alessi ,il coltello.
-Taglia, taglia, presto…..”
Eccoci accanto a padron ‘Ntoni, ad Alessi che regge il remo come fosse un timone, a ‘Ntoni con il coltello fra i denti per  tagliare la vela, così davanti a “La casa del nespolo” con l’interpretazione delle bravissime attrici, hanno preso vita alcune fra le più belle ed intense pagine de “I  Malavoglia”.
Grazie per le forti emozioni che ci avete fatto vivere.
Dopo aver visitato il Museo “Casa del nespolo”, un omaggio a Luchino Visconti e a Verga, ci siamo congedati sorbendo un bicchiere di acqua seltz  limone e sale, in ricordo di quanto padron ‘Ntoni aveva fatto con la nuora,  la  Longa, per  toglierle l’amaro dalla bocca, per la partenza del nipote ‘Ntoni per il servizio militare.
Ricreato lo spirito è giunto così il momento di soddisfare esigenze più materiali. Il Ristorante “Sabbenerica” ad Aci Trezza con un ricco menù a base di pesce  ha assolto in modo egregio a questo compito. Fuori il tempo si è imbronciato mentre eravamo a tavola ed un acquazzone  con conseguente abbassamento dalla temperatura ci ha ricordato che eravamo in inverno.
Terminato il pranzo con un buon caffè, passata la tempesta,  ci siamo diretti alla volta di Acireale per assistere alla sfilata dei carri di quello che viene definito il più bel Carnevale di Sicilia. A sera rientrando a casa si leggeva negli occhi di  tutti la soddisfazione e la gioia per aver vissuto una giornata veramente indimenticabile. Un grazie alla infaticabile Presidente, la nostra Maria Arisco, che non lascia mai niente all’improvvisazione  e che è  piena di attenzione ed affetto per ognuno di noi.