LA VILLA ROMANA DEL CASALE
Un folto gruppo – circa settanta partecipanti - di ospiti e di soci dell’Archeoclub di Lentini, accompagnato dalla presidente prof.ssa Maria Arisco, domenica 7 dicembre 2014, fa effettuato una visita guidata a Piazza Armerina, una splendida città d’arte. Con noi in autobus la dott.ssa Corinne Valenti - di Sicilia Antica Lentini Carlentini – e l’archeologo dott. Italo Giordano, la nostra guida, che ha reso molto gradevole il “viaggio” parlandoci della Piana di Catania e di quanto, strada facendo, meritava di essere descritto, come l’Eremo di San Giacomo.
Il “viaggio” per raggiungere il luogo da visitare non è mai un semplice trasferimento, ma una importante opportunità di conoscenza del territorio e degli elementi che lo caratterizzano. Percorrendo l’Autostrada CT-PA abbiamo attraversato la parte nord occidentale della Piana di Catania avendo costantemente alla nostra destra il nostro maestoso Etna ricoperto di neve; poi le prime propaggini dei Monti Erei caratterizzati da morbide colline argillose – già verdeggianti di tenero grano – prepotentemente forate da aguzzi spuntoni rocciosi occupati da masserie e dimore padronali, in gran parte in stato di abbandono; le pale eoliche, che orlano e deturpano i crinali di rocce calcaree…Qualche paesino medievale arroccato sulle colline, ben protetto da mura…Enna sulla collina più alta. Lasciando l’Autostrada per la Provinciale, abbiamo percorso la zona gessoso solfifera con la miniera di Floristella, nei pressi di Valguarnera, e l’area sempre più antropizzata, man mano che ci avvicinavamo alla nostra meta, con la presenza di fattorie per allevamento di bestiame, opifici e piccole industrie che lavorano i materiali messi a disposizione dal territorio utilizzando le acque delle numerose fontane che alimentano il fiume Dittaino; i fitti boschi di Querce e di Eucalipti… Poi ci ha accolto Piazza Armerina, con il suo frizzante e gelido venticello nonostante lo splendido sole autunnale.
Posta al centro della Sicilia, nell’entroterra del Golfo di Gela su un colle dei monti Erei meridionali, a circa 700 metri di altitudine, incastonata tra fitti ed estesi boschi misti con predominanza di Eucaliptus, la città vanta molti pregevoli monumenti: palazzi nobiliari, splendide chiese, tra cui la Cattedrale, e tanti musei, che narrano la storia del suo illustre e glorioso passato.
La città e il suo centro storico vengono, tuttavia, trascurati dal turismo di massa e anche i visitatori più raffinati e culturalmente più preparati spesso non trovano i tempi giusti per una visita più accurata come, invece, la città meriterebbe: la Villa Romana del Casale, il suo prezioso “fiore all’occhiello” la penalizza non poco.
Anche noi non abbiamo visto molto della città.
La visita fuori programma – consigliata dagli amici dell’Archeoclub locale, che ringraziamo per la gentile disponibilità – ad una villa posta a qualche chilometro dal centro, con annesso “Museo delle meraviglie”, che ha preso più tempo del previsto; e un noioso contrattempo, creato dagli autisti dei nostri autobus riguardante le obbligatorie ore di sosta, ci hanno costretti, purtroppo, a cancellare parte delle visite programmate. Valido motivo per un auspicabile ritorno in questa bella città.
Abbiamo visitato, però, come meglio non si poteva, la Villa Romana del Casale, oggetto principale del programma della nostra escursione a Piazza Armerina.
La Villa Romana del Casale, ubicata a circa tre Km da Piazza Armerina, è un gioiello archeologico di inestimabile valore artistico e storico di epoca tardo imperiale, risalente alla fine del IV secolo d.C. Nel 1997 è stata inserita dall’UNESCO tra i Beni Culturali Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
La splendida villa imperiale è una magnifica dimora rurale, appartenuta ad una ricca e potente famiglia romana, forse un governatore di Roma (Praefectus Urbi). Il suo fascino è da ascrivere, soprattutto, ai meravigliosi mosaici, pavimentali e parietali, stilisticamente influenzati dalla cultura africana, ritenuti tra i più belli, i più estesi e meglio conservati nel loro genere, frutto di un lavoro certosino, eseguito da artigiani-artisti molto bravi, fatto di immagini nitide, ricche di colori e di movimento, che impreziosiscono i resti di questa fastosa residenza.
Per la sua bellezza e complessità, si può considerare come uno degli esempi più importanti e significativi di dimora di “rappresentanza” rispetto ad altre dello stesso periodo costruite dai romani nelle aree occidentali dell’impero.
Distrutta dagli incendi e dal terremoto del 1191, tra i resti della villa, nei pressi della quale permangono quelli dell’acquedotto - che vi portava l’acqua del fiume Gela - si possono individuare quattro nuclei separati, ciascuno di diverso orientamento assiale, ma strettamente connessi tra loro:
Ingresso monumentale a tre arcate con cortile a ferro di cavallo.
Corpo centrale della villa organizzato attorno ad un cortile a peristilio quadrangolare con al centro una vasca di notevoli dimensioni.
Grande “trichora” preceduta da un peristilio ovoidale, a sua volta circondato da un gruppo di ambienti adibiti ad usi vari tra cui le stanze padronali.
Complesso termale con accesso dal cortile a peristilio quadrangolare.
Il gruppo, diviso per la sua numerosità in due sottogruppi, è stato guidato da due guide veramente eccezionali, la prof.ssa Silvana Parasole Lionti e l’archeologo dott. Italo Giordano, che hanno illustrato, con grande competenza e ricchezza di particolari i vari ambienti.
Data la complessità della monumentale struttura e le particolari caratteristiche architettoniche e iconografiche di ogni sezione, non aggiungo altro e affido il compito alle foto, da me scattate nel corso dell’accurata visita, che, accompagnate da brevissime didascalie, sapranno raccontarvi molto meglio delle mie parole le meraviglie di questo splendido gioiello archeologico.