Giro dell’Etna in Circumetnea
Sabato 13 ottobre 2018, un numeroso gruppo dell’Archeoclub di Lentini (91 soci), ha vissuto una piacevole ed interessante giornata, scegliendo un modo originale e suggestivo per osservare uno dei più importanti simboli della Sicilia: l'Etna, e per visitare uno dei centri più caratteristici dei paesi etnei: Randazzo.
Abbiamo scelto di utilizzare “a’ litturina”, il trenino della Ferrovia Circumetnea che  viaggia intorno al vulcano sulla storica ferrovia (inaugurata nel 1898) che si estende per una lunghezza di circa 110 km., da Catania a Giarre Riposto, attraversando numerosi paesini e regalando ai viaggiatori pittoreschi scorci di questo paesaggio unico.
Ma andiamo con ordine. Partiamo in pullman da Lentini alle ore 6.30 alla volta della Stazione Borgo della Circumetnea di Catania da dove inizia il nostro viaggio.
Saliamo in carrozza occupando quasi due vagoni del trenino e, alle 8.05,  si parte.
Dopo le prime stazioni, situate nell’area metropolitana di Catania, inizia la salita tra le rocce laviche passando per le stazioni di Paternò, Belpasso, S.M. di Licodia, Biancavilla. Siamo già a quota 500 m. s.l.m. Proseguendo verso Adrano e Bronte il paesaggio diventa sempre più frastagliato presentando una diversità di scenari naturali che si caratterizzano per il succedersi di vaste colture e rigogliose vegetazioni, caratterizzate, tra l’altro, dalle piante di pistacchio e di fichi d’India, e di suggestivi paesaggi lavici e con  il “Mongibello” o “a muntagna”, come viene chiamata dagli abitanti di questi paesi, che domina il paesaggio e sembra potersi toccare.
Dopo la stazione di Bronte, si percorre un lungo tratto senza centri abitati fino a raggiungere il punto più alto della ferrovia a  967m. s.l.m. presso la località di Rocca Calanna, con paesaggi sempre più suggestivi. Da qui inizia la discesa: destinazione Randazzo.
Randazzo è un borgo medievale ed è il centro più vicino alla sommità dell’Etna. Sorge sul versante nord,  a 765m sul livello del mare e domina la vallata del fiume Alcantara. Il paese ha un fascino antico, reso ancora più particolare dal colore delle costruzioni, edificate con gli scuri blocchi lavici.
Alla stazione ci aspetta un amico del socio Rosario Scifo, il sig. Dilettoso, che è stato il nostro gentilissimo e prezioso riferimento sia quando, circa un mese fa, il Presidente Prof. Pippo Cosentino con alcuni componenti del direttivo si sono recati a Randazzo per l’organizzazione della visita, ma anche nei successivi contatti telefonici.
Scortati da guide locali, ci siamo avviati verso il quartiere latino dove si trova la  Basilica minore di Santa Maria Assunta, risalente al periodo svevo (XII-XIII sec.) in stile gotico-normanno. É una delle poche chiese di Randazzo che sono state risparmiate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. La sua struttura muraria è in conci squadrati di basalto in cui  sono state appositamente eliminate nelle connessure le tracce di malta. Si presenta con impianto basilicale a croce latina, tre navate ripartite da due serie di colonne monolitiche e tre poderose absidi disposte secondo i canoni bizantini. All'interno molte le opere d’arte di rilievo, tra cui vale la pena ricordare il dipinto la Salvezza di Randazzo opera di Girolamo Alibrandi, raffigurante il miracolo operato dalla Vergine Santissima che si spreme il latte dal seno per raffreddare le colate laviche dell'Etna che minacciavano la città di Randazzo; inoltre due tele di  Giuseppe Velasco : l’Assunzione di Maria Vergine e Il martirio dei Santi Filippo e Giacomo.
Ci dirigiamo poi verso la sede del Municipio (ex Convento francescano) dove veniamo accolti dal Sindaco sig. Francesco Sgroi. Dopo i saluti e lo scambio di gagliardetti e le foto di rito ci incamminiamo per continuare la  visita della città.
Da piazza del Municipio attraverso Via degli Archi, una delle più belle e caratteristiche vie di Randazzo, col suo acciottolato originario in basalto lavico, la successione dei quattro archi a sesto acuto, la finestra bifora dalla colonnina tortile in marmo, ci si immette in Piazza San Nicolò, dove campeggia la statua in marmo di «Rannazzu vecchiu», una figura maschile nuda, circondata da tre simboli, l'aquila, il leone e due serpenti, identificata di recente nel «gigante Piracmone». Nella piazza, situata nel quartiere greco, abbiamo avuto modo di vedere la Chiesa di Santa Maria della Volta (XIV sec.), sorta probabilmente a servizio della famiglia Damiani alla cui casa è addossata e di cui porta ancora, su un lato, lo stemma medioevale. Abbiamo poi potuto ammirare la Chiesa di San Nicola, la più grande di Randazzo. La struttura originaria in stile normanno-svevo risale al XIII sec., ma più volte ristrutturata nel corso dei secoli. La bellissima torre campanaria in stile trecentesco fu distrutta dal grande terremoto del 1693 e ricostruita nell'anno 1783. La chiesa gravemente danneggiata dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. L’interno completamente rifatto, è a tre navate divise da colonne. Tra le opere che si sono salvate meritano di essere ricordate le due opere di Antonello Gagini : la Statua di San Nicola (statua miracolosa perché essa sanguinò durante una grande carestia e subito dopo cessò la mortalità) e una custodia marmorea  collocata nell'altare del Sacramento, entrambe del 1523 ed inoltre un Trittico di scuola Antonelliana del sec. XV raffigurante la Madonna tra le Sante Agata e Lucia.
Proseguendo abbiamo visitato la Chiesa di San Martino, nel quartiere lombardo, la cui costruzione risale al secolo XIII, ma ampliamenti e ristrutturazioni vennero attuati nei secoli successivi, specialmente dopo i bombardamenti. Imponente e spettacolare (alto 41m.) il Campanile del Duecento, inalterato, a quattro dadi sovrapposti, dove si succedono, su tre ordini, coppie di finestre bifore e trifore bicrome. La facciata è tardorinascimentale, con un solenne portale al centro. In seguito ai bombardamenti sono andate perdute gran parte delle opere d’arte di grande valore artistico che la chiesa possedeva.
Ultima tappa della nostra visita il museo archeologico “Paolo Vagliasindi”,  ospitato in un Castello Svevo, un  torrione inserito nelle mura cittadine, che venne in seguito utilizzato come prigione.
Il museo raccoglie reperti che vanno dal  VI al IV secolo a.C., provenienti dalla collezione ottocentesca di Paolo Vagliasindi, rinvenuti per la maggior parte in terreni di sua proprietà. Composto da sei sale, quelle più interessanti sono: la Sala "de li crozzi" (sala Phitoi) con due pithoi, uno di età preistorica e l’altro di età greca, come suggerisce un’iscrizione in caratteri greci presente sul corpo del vaso, e la Sala Oinochoe Vagliasindi dove è esposto l'omonimo vaso a figure rosse con il mito delle Arpie che tormentano il  re Fineo e vengono punite dai Boreadi( Zete e Calaide). Le vetrine contengono oggetti e utensili in bronzo e una collezione numismatica con monete che vanno dall'età greca al periodo borbonico.
Una piccola annotazione prima di concludere il racconto della visita.
Durante tutta questa lunga passeggiata lungo le vie e i monumenti di Randazzo  non una sola goccia d’acqua è scesa a disturbare la nostra visita : “ Lassù Qualcuno ci ama ” !!!
Forse un po’ stanchi ma sicuramente soddisfatti, ci dividiamo in due gruppi per avviarci verso i due ristoranti, il “San Giogio al drago” e “La Gioconda”  che avevamo prenotato per gustare oltre alle bellezze artistiche e monumentali di Randazzo anche quelle gastronomiche locali. Quando, alla fine del pranzo, ci siamo riuniti per incamminarci verso la stazione della circumetnea i commenti sulle pietanze consumate durante il pranzo e sulla visita nel suo complesso sono stati unanimemente positivi. Alle 17.15 siamo partiti alla volta di Giarre Riposto e da li alle 19.00 il rientro in pullman a Lentini.