“I Motti chi ti lassanu ?”
Conversazione con Elio Cardillo
Questo il titolo dell’interessante incontro, organizzato dall’Archeoclub “Alfio Sgalambro” di Lentini (SR) con il patrocinio del Comune, che si e svolto nei suggestivi locali, ricchi di storia, del Palazzo Beneventano, con il nostro illustre concittadino prof. Elio Cardillo, custode e curatore delle principali tradizioni e festività religiose e non solo, del nostro territorio.
Ha aperto la serata il presidente prof. Pippo Cosentino che, dopo i cordiali saluti al numeroso pubblico di ospiti, soci e comuni cittadini, ha ricordato l’amicizia con Elio, risalente ai tempi della scuola e ancora affettuosa a tutt’oggi, ringraziandolo per la generosa disponibilità.
Si è, poi, soffermato brevemente sulla festa dei morti, ricca di tradizioni che tendono a scomparire, prima di dare la parola al relatore.
Elio ha ringraziato il caro amico per averlo invitato a parlare di un argomento così ricco di storia e di tradizioni; poi, rivolgendosi agli intervenuti, li ha invitati a non limitarsi all’ascolto di quanto ci avrebbe raccontato, ma a pensare, fantasticare, sognare. Ha continuato dicendo che il primo novembre, festa di Ognissanti, e il due novembre, festa dei Morti, nella tradizione si congiungono in un’unica festività per rievocare i cari estinti; ha ricordato ancora il fiume di gente in salita e in discesa che nel passato, in questi due giorni, affollava l’erta strada che porta al cimitero.
Si è quindi addentrato nel concetto di “morte” sviscerandone ogni sfaccettatura attraverso un attento excursus storico-letterario e di tradizioni, a cominciare da:
Santità e Morte: un binomio imprescindibile!
Ma anche Amore e Morte, come si racconta nel mito di Orfeo e Euridice, e come vengono evocati in molte opere letterarie, ha aggiunto Elio esemplificando: la poesia di Leopardi “A Silvia”; Giulietta e Romeo di Shakespeare, archetipo di amore perfetto conclusosi con la morte dei due innamorati; Paolo e Francesca nel V Canto dell’Inferno di Dante.
Morte e Dolore nel pianto di Andromaca sul feretro di Ettore...
Morte e Arte, anche nel mondo della lirica (Tosca, Norma, Aida …); nella pittura, vedi “Il seppellimento di Santa Lucia” del Caravaggio; nella scultura dell'impareggiabile “Pietà” di Michelangelo.
Morte come Premio nel sacrificio di S. Maximiliano Kolbe che offrì la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia ad Auschwitz; nel martirio per la Fede subito dai nostri santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino.
Come veniva trattato il corpo dei defunti, ha detto ancora Elio?
Si hanno tracce di sepolture dei defunti già con l’Uomo di Neanderthal (200.000/40.000 anni fa) e di riti funebri con l’Homo Sapiens. I corpi dei morti venivano seppelliti nella nuda terra o in grotte; venivano inceneriti, imbalsamati  oppure mummificati: famosissime le mummie dei Faraoni egizi e i loro spettacolari monumenti funebri.
Il posto del seppellimento era dentro la città, accanto alle chiese; dentro le cripte dei conventi, per i monaci cappuccini, ubicati dentro i cimiteri pubblici, il “Camposanto”, come a Lentini.
Si è ancora soffermato a parlare del “viaggio” dell’Anima, il viaggio verso il regno dei morti per il quale si pagava un pedaggio al traghettatore (Caronte); delle Feste dei Morti e dei riti collegati, celebrate in modo vario nelle civiltà del passato.
Un fenomeno recente è la nascita dei Sacrari (Redipuglia, in Friuli-Venezia Giulia, che contiene le spoglie di oltre 100.000 soldati italiani caduti nella grande guerra) e di quella del Milite Ignoto (Altare della Patria a Roma), ha detto ancora Elio.
Una attenzione particolare veniva dedicata, nel passato: ai discorsi funebri specie per personaggi illustri – ha letto, simulando l’enfasi di quei tempi, quello tenuto a Lentini nel marzo del 1915 dall’avv. Fr. Sgalambro per l’ing. S. Inserra;
alle cerimonie funebri: la musica muta (suonava se a lutto, non suonava se a lutto stretto); al canto “repitu” alla lentinese; all’accompagnamento che prevedeva la separazione dei sessi: maschi dietro un defunto maschio e viceversa; alla rappresentazione del lutto (fascia nera al braccio sinistro, bottone nero sul colletto della giacca per gli uomini…veletta e abito nero a vita per la vedova); a “u cunsulu”, la consolazione consistente in abbondante cibo che amici e vicini portavano ai parenti del defunto rafforzando così il sentimento di fratellanza nell’amicizia.
La festa dei morti veniva celebrata con la preparazione, la sera prima, della tavola con un numero di coperti uguale a quello dei cari estinti e con al centro il “Cesto dei Morti” contenente: “muscaddini”, “totò”, “viscotta di riggina”, ‘nzuddi”, “aranci mattisi”, “mustadda”, “ficu sicchi”, “nuci”, “puma cola”, “mammillata di cutugna”, “bastadduni”, “pasta riali”...
Nella notte si preparavano anche i doni che i “mutticeddi”, venendo in visita, lasciavano ai bambini: “i cosi de motti”, Dolci, Giocattoli (pistole per i maschi, bambole e arredamenti in miniatura per le bambine, “u rummulu”, la bicicletta a tre ruote, ecc…)
Oggi le cose sono molto cambiate e a queste cose non crede più nessuno, neanche i bambini, ha detto Elio avviandosi alla conclusione. “Voi siete convinti che in fondo tutto sia finito. Ma c’è uno che ancora tiene duro (e spero di non essere il solo)…La poesia ci salverà, la poesia come sogno, come speranza, come scommessa”.
Ha completato il suo ricco e affascinante discorso con la poesia di Totò “A Livella”, che abbiamo ascoltato dalla viva voce dell’attore tramite un filmato proiettato su schermo, e con la lettura di una poesia in endecasillabi a rima baciata, del nostro concittadino il poeta dialettale Ciccio Carrà Tringali di cui riporto l’ultima quartina:
“…Vutai li spaddi tuttu adduluratu,
e lu sugghiuzzu mi ‘mpiriu la vuci,
pirchì lu scrittu di ‘na vecchia cruci
mi dissi: è cca to’ patri vurricatu ! “
Molto commosso, ha voluto chiudere con la lettura di una sua poesia, “Oltre le stelle” dedicata alla moglie, sana e vegeta, che ha fatto commuovere tutti e di cui riporto l’ultima strofa:
“…Tenderai l’orecchio / ora a sentire il tuo nome gridato /
ora il roco picchiare del petto / che musicava il mio amore stonato / sullo spartito del tuo fedele amore. /
Così mi troverai / alla balconata dell’universo”
Il presidente, commosso anche lui,  ha ringraziato Elio per quanto ci aveva donato offrendogli dei cadeau e donando un fascio di rose rosse alla di lui moglie. Ha, poi, invitato tutti a gustare i dolci dei morti, offerti dal Club e preparati abbondantemente per i vivi che hanno gradito moltissimo.