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“ Per una rilettura del territorio “
Incontro col dott. Franco Valenti
Sabato, 15 Febbraio 2020, si è tenuta, nel salone ex Aias, presso la Biblioteca Comunale, una interessante conversazione , organizzata dal nostro Club Service, con il prof. Franco Valenti , dal titolo “ Per una rilettura del territorio “.
In una sala, come sempre gremita di soci e graditi ospiti ( tra i quali, particolarmente apprezzata ,una simpaticissima gattina nera, una piccola , tenera pantera, che si aggirava tra i convenuti, in cerca di coccole e carezze..), il nostro Presidente, prof. Pippo Cosentino, ha dato avvio all’incontro: dopo i saluti di rito, e la presentazione del relatore ( in realtà, forse pleonastica, considerato che lo stesso, valente studioso della nostra Storia, profondo conoscitore del territorio, autore di numerosi trattati sulla nostra città antica, è di casa, nella nostra Associazione, non solo per le numerose conferenze tenute in passato, ma anche e soprattutto per essere stato uno dei fondatori e primo presidente dell’Archeoclub di Lentini, una trentina di anni fa, circa), il prof. Cosentino ha accennato brevemente ai prossimi, imperdibili appuntamenti del nostro sodalizio: una  conferenza sul nostro Cine Teatro Odeon, prendendo spunto dalla tesi di una giovane neo-laureata; un incontro sulla Chiesa Santa Maria di Roccadia, a cura del nostro socio, prof. Nino Ristuccia, ed altre iniziative in corso di definizione.
Tutte importanti occasioni di conoscenza ed approfondimento di pezzi di storia della nostra città, argomento particolarmente vicino alle corde del nostro Club Service, che della valorizzazione del nostro territorio ha fatto un preciso obiettivo.
E, in questa ottica, si pone anche la conversazione del prof. Valenti, che, in realtà si collega e costituisce la premessa della precedente conferenza, sempre a sua cura, tenutasi lo scorso 11 Gennaio, sul terremoto della Val di Noto del 1693, e sulle problematiche della ricostruzione della nostra città: le scelte non fatte allora hanno probabilmente avuto un peso significativo sul mancato sviluppo di Lentini, un’occasione perduta per una effettiva rinascita.
Introducendo il tema dell’incontro, il prof. Valenti ha accennato al paradosso della mucca viola,  dello scrittore americano ed esperto di marketing Seth Godin: osservando come i suoi bambini, inizialmente molto colpiti dalla visione delle mucche, dopo un po’, assuefatti alla loro presenza, non le notavano neppure più , perché divenute parte integrante del paesaggio, pensò che una mucca viola sarebbe stata oggetto di rinnovata attenzione. Così , per noi, il  territorio in cui viviamo appare sempre uguale, e non sempre si riescono a cogliere le variazioni che pure avvengono. Noi diamo per scontato il paesaggio che ci circonda, convinti che esso sia immutabile nel tempo: ma non è così: come afferma lo scrittore e storico dell’agricoltura Emilio Sereni, la differenza tra un paesaggio antropizzato ed uno no, sta nel fatto che il primo è un immenso deposito di fatiche umane.
L’uomo, con la sua attività, modifica profondamente il territorio dove risiede.
Così è avvenuto per la nostra zona: situata in una vallata che confina a Sud con le propaggini meridionali degli Iblei, e a Nord con la valle del Biviere, una depressione sovrastante ad alcune faglie, il nostro territorio è geologicamente caratterizzato da tufi calcarei e basalto, in un contesto contraddistinto da valloni e cave, con torrenti stagionali che confluivano  nel San Leonardo.
Nel paleolitico  si registra il primo insediamento umano. Inizialmente, la Sicilia era ricoperta  da foltissimi boschi, in cui vivevano daini, cinghiali, lupi. Questo paesaggio, però, muta sensibilmente, quando i Micenei arrivano in Sicilia, importando la coltivazione dell’ulivo  e della vite (e, in precedenza, del  frumento e dei cereali), avviando così il progressivo disboscamento del terreno.
Il monte Pancali, era ricco di torrenti che scendevano  sino al fiume Terias; la vallata sottostante si rivela una zona ideale per fondare una città: vengono intrapresi grandi allevamenti di cavalli e coltivazioni di cereali, in particolare orzo, viti, ulivi e mandorli nella collina. L’influenza della nuova città si spinge da una parte sino a Caltagirone, dall’altra sino a Megara Iblea.
In epoca Romana si avvia la ruralizzazione del territorio; i contadini che possiedono un campo lontano dalla città, si stabiliscono sullo stesso.
Questa tendenza si accentua nel periodo bizantino; ai soldati viene  assegnato un pezzo di terreno, a patto che lo difendano dalle incursioni nemiche. Si edificano fortilizi anche nelle zone rurali.
Gli Arabi impiegarono 60 anni circa per conquistare la Sicilia: in questo periodo inizia l’abbandono delle zone rurali e l’inurbamento. Di questa epoca, tuttavia, restano poche tracce, a causa della attenzione, pressoché esclusiva,degli archeologi e degli studiosi ai reperti ed alle testimonianze dell’epoca greco-romana.
Notizie del Biviere si cominciano ad avere a partire dai Normanni; i Templari sbarrano due torrenti  ed allagano una depressione che diventerà il lago, che tanta importanza avrà nella storia del nostro paese, diventando una delle più importanti risorse economiche del territorio.
Il prof. Valenti ha fatto quindi un interessante excursus sulla  locale toponomastica, citando alcuni esempi: la piana dei Margi : toponimo arabo che significa palude; il Monte Favara e Favarella,  che derivano dal termine greco che significa sorgente; Burrione, dal greco “grande fossa”.