Appunti di viaggio e varie spigolature sulla gita effettuata dall’Archeclub di Lentini a Roccapalumba e Lercara Freddi.

Domenica 27 Maggio un sole splendente ed una temperatura mite e gradevole  hanno accompagnato i soci dell’Archeoclub di Lentini in gita a Roccapalumba e Lercara Friddi.
La visita al Mulino Fiaccati è stata il momento più significativo ed anche il più interessante. La degustazione di “pani cunzatu”, salame tipico  con l’aiuto di un robusto vino rosso o di un delicato rosè ha deliziato il palato dei partecipanti, che così meglio si sono apprestati ad ascoltare la storia del mulino Fiaccati, raccontata dal sig. Giuseppe Pollina.
Il mulino ad acqua fu  costruito nel 1887 dalla famiglia Avellone sugli argini del Fiume Torto, nel feudo Fiaccati, in una posizione molto favorevole dal punto di vista commerciale.L’impianto, incuneato tra le rocce, (“ciaccate” da cui il nome Fiaccati) incanalava l’acqua del fiume e la portava in una grossa “urga” (diga) in pietra squadrata, componente essenziale del mulino, in quanto anche durante la notte, grazie alla sua posizione, essa poteva riempirsi e assicurare la macina per il giorno successivo,  e ciò anche nei periodi di siccità.
Il  mulino restò in funzione fino agli anni ’50 dopo di che conobbe un periodo di abbandono e di degrado , tanto da essere utilizzato dai pastori come riparo per gli animali. Fu quindi acquistato dal sig. Pollina, da molti ritenuto pazzo  per l’impresa dissennata , che  convinto della bontà dell’idea  con determinazione e intelligenza avviò un progetto di restauro e realizzò, senza raccomandazione alcuna (così ci ha detto), un’opera che è stata inserita fra le cento meraviglie d’Italia.

Il  racconto ricco  di digressioni  sulla storia della panificazione  su l’ intreccio di  relazioni  economiche, culturali ed affettive, che il mulino provocò nei suoi utenti,con qualche incursione nella filosofia,nella fisica nella storia dei garibaldini, ha catturato l’attenzione dell’uditorio che ha particolarmente apprezzato lo spessore di una cultura  che pur utilizzando espressioni  tratte dalla civiltà contadina non disdegna il ricorso ad una rigorosa terminologia   tecnica e scientifica.
Frequenti le citazioni in dialetto fra esse una delle più immaginifiche è stata:

A fimmina cenni

E  ‘mpasta

U frunnu conza

E  guasta

Poi abbiamo visitato il Museo sulla “Civiltà del Ferroviere”dove abbiamo preso visione del “Progetto MAIF Museo di Archeologia Industriale Ferroviario” che si prefigge di sostenere lo sviluppo socio-economico, storico-culturale ed eco-compatibile del comprensorio della Valle del Torto e dei Feudi.

Dopo un pranzo abbondante  e lungo una puntata a Lercara Friddi ci ha messo in contatto con un territorio che in passato ha visto grande prosperità e ricchezza , derivante dalle miniere di zolfo, che pagò ad un prezzo alto: la perdita della sua identità di paese agricolo e pastorizio. Perciò, chiuse le miniere per la incontrastabile concorrenza americana, non ha saputo riappropriarsi delle antiche vocazioni né progettare il proprio futuro…. un destino che non riguarda, però,  soltanto Lercara Friddi.