Il DanteDì dell’Archeoclub.
Lettura del canto 17mo del Paradiso.
Archiviate le lunghe ( e caldissime….) vacanze estive, ritornano gli attesi appuntamenti culturali della nostra Associazione: Martedì 14 Settembre, nell’incantevole cornice del salone del Palazzo Beneventano, si è tenuto l’incontro con il prof. Alfio Siracusano, nell’ambito delle celebrazioni per il 700mo
Anniversario della morte  del Sommo Poeta Dante Alighieri. 
La conferenza, già fissata  per lo scorso mese di Marzo, era slittata a causa dei problemi connessi con la  pandemia: si è quindi deciso di riproporla nella giornata  del 14 Settembre, data in cui gli studiosi fanno ricadere la morte del Poeta ( mentre incerta è quella della nascita….).
Un folto gruppo di soci , e di graditi ospiti, si è quindi ritrovato nel tardo pomeriggio ,impaziente di ascoltare la dotta relazione del prof. Siracusano.
Come sempre, l’incontro si è svolto nel massimo rispetto delle misure anti-Covid, con misurazione della temperatura di tutti gli intervenuti, prima dell’ingresso, e controllo dei Green Pass.Prof. A. Siracusano R
Anche questa iniziativa rientra nelle manifestazioni organizzate per celebrare il 2750mo anniversario della fondazione di Leontinoi, ed è stato quindi introdotto da Alfio La Ferla, in rappresentanza del Comitato Organizzatore, che , dopo i saluti di rito, ha tenuto a ringraziare la nostra Associazione, per la fattiva partecipazione all’iniziativa, sia in termini di quantità degli incontri organizzati, che di qualità degli stessi.
Ha quindi preso la parola la Vice Presidente dell’Archeoclub di Lentini, Nuccia Sortino, (in rappresentanza del Presidente, Prof. Pippo Cosentino, impossibilitato ad intervenire all’incontro), che ha introdotto il tema della serata ed ha presentato il relatore, con un sintetico ma dettagliato curriculum delle sue esperienze formative : laureato in lettere classiche, emerito docente, per diversi anni, di  latino, greco e italiano al liceo classico Gorgia di Lentini, ha svolto per lungo tempo l’incarico di preside in diverse scuole superiori : fine critico  e saggista, è autore di numerose opere letterarie (La piazza Rossa ; La Piazza negata ; Saffo, la dolce eresia di Eros; Anno DCXCI ab Urbe condita; Un gallo ad Esculapio, ultima fatica letteraria, che prossimamente sarà presentata al pubblico, sempre a cura dell’Archeoclub). Per i suoi meriti ed il suo impegno culturale, è stato insignito del premio Pisano Baudo (come noto, assegnato dalla nostra Associazione a personalità che si sono particolarmente distinte nella tutela e nella divulgazione del nostro patrimonio artistico e culturale), ed è attualmente Presidente della Fondazione Pisano, che assegna annualmente borse di studio a studenti particolarmente meritevoli e bisognosi.
È quindi intervenuto, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, l’Assessore Dr. Alessio Bufalino, che ha parlato del suo amore per Dante ed il Medioevo, ed ha richiamato l’importanza della nostra città, anche in epoca medioevale, di cui rimangono importanti testimonianze nell’impianto del quartiere Badia, con il Convento del 1.300 ( sino a pochi anni fa adibito a scuola materna ed elementare), nel Palazzo Beneventano ( come dimostrano i ritrovamenti archeologici all’interno dello stesso), nella Chiesa della Immacolata, che custodisce uno stemma dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, oltre che, naturalmente, nell’edificio del Castellaccio, e dell’adiacente quartiere del Roggio.
Il dr. Bufalino ha ricordato come Dante citi  la nostra città, parlando, nel Purgatorio , del Notaro Iacopo, che considera l’esponente più tipico e valido della poesia di corte.
E proprio Iacopo e Riccardo da Lentini sono figure primarie nella “costruzione” della cultura del periodo, nella corte illuminata di Federico II.
Lentini, posta al centro delle principali vie di comunicazione dell’epoca, fu città di accoglienza di popoli delle più diverse provenienze ed etnie, che si integrarono nel tessuto sociale del paese, trovando assistenza ed ospitalità.
Concluso l’intervento del Dr. Bufalino, la serata è entrata nel vivo, con la dottissima relazione del prof. Siracusano, in ordine al 17mo canto del Paradiso: la  lettura ed il  commento del canto stesso sono stati preceduti da un’ampia premessa, che ha focalizzato alcune della principali caratteristiche della Divina Commedia.
È chiaro, ormai, come l’opera del Sommo Poeta non sia soltanto un insieme di pagine di altissima poesia, bensì anche una summa intellettuale di tutta la cultura europea del Medioevo, con tutte le sue implicazioni di crescita economica ed apertura al nuovo. Quello a cui tende il Poeta è un mondo unificato sotto il profilo politico, posto sotto la tutela dei valori cristiani, concretizzati nella costituzione della Chiesa Romana.
I due Universalismi ( i due soli….), che devono dare origine alla Gerusalemme terrena, specchio di quella celeste, sono il risultato di una politica giusta, che guarda ai problemi dell’uomo e cerca di risolverli.
Questi sono i confini entro i quali si muove tutta la Divina Commedia, e l’uomo Dante è la sintesi di questo disegno, rimodulato dai personaggi che lo accompagnano nel suo viaggio ultraterreno: dapprima Virgilio, che lo conduce fuori dalla selva oscura del peccato, poi la Matilde che lo accosta alla Fede, ancora Beatrice, Fede elevata a Teologia, infine Bernardo, l’estasi della Fede, che gli fa penetrare il mistero di Dio.Pubblico 01 R
Ognuno dei cento canti del poema è una tappa di questo cammino, un racconto realistico di un viaggio, con luoghi e personaggi , occasioni di incontri di un valore poetico eccezionale ( si pensi a Paolo e Francesca, al conte Ugolino, a San Francesco e tanti altri), figure vive del rapporto Uomo-Dio, Terra-Cielo, strumenti della volontà divina.
Nell’universo dantesco, nessuno può sottrarsi ai disegni divini, tirandosi fuori dalla scelta di fare o meno il bene, arrendendosi di fatto  al male. Nasce così un preciso principio di responsabilità : noi tutti siamo nati non per vivere come bruti, ma per seguire virtù e conoscenza. Nessuno può sottrarsi alle proprie responsabilità: chi lo fa, viene cancellato dalla misericordia divina. È quello che accade agli ignavi, cacciati dal Cielo e respinti anche dall’inferno.
Uno dei valori intrinseci della Commedia è quello “ politico” in senso lato, che accompagna,  ad ogni passo del suo viaggio, Dante,  notoriamente partigiano della fazione dei guelfi bianchi fiorentini , ma anche impegnato per la libertà della sua città, contro gli interessi della politica di Roma; questo gli costerà l’esilio, che lui tuttavia considererà un onore.
Al centro dei 33 canti del Paradiso, il 17mo , che rappresenta la sintesi della missione che il Poeta affida a se’ stesso, in nome di Dio.
Conseguenza di questa considerazione è che il Poeta, nella veste di esule, diventa figura centrale nel disegno divino, e assomma in se’ il suo discorso umano e poetico, ma comprende anche quell’evento drammatico che è l’esilio, che diventa quasi una forma di martirio e di esaltazione della sua sofferenza.
La Divina Commedia è un’opera che esprime una grande fisicità, che si estrinseca sopratutto nelle scene forti dell’Inferno e, in misura minore, del Purgatorio: ma nel Paradiso non c’è più fisicità possibile, in quanto è un paesaggio di pura luce ed armonia, e, quindi, un non luogo, di pura fantasia.
Il 17mo canto è l’ultimo dei  tre che Dante dedica al suo trisavolo Cacciaguida: si svolge nel cielo di Marte, dove gli vengono incontro coloro che hanno combattuto per la Fede, i Crociati, che cantano l’amore per Dio; una luce parla a Dante, presentandosi come la sua radice, Cacciaguida, appunto.
Dopo questa ampia e coltissima premessa, Il prof. Siracusano da avvio alla  lettura vera e propria del canto in argomento, nel quale Dante chiede al suo familiare il destino che lo attende, in quanto in parecchie occasioni ha ascoltato oscure profezie che anticipavano il suo esilio. A questa richiesta, Cacciaguida risponde che Dante dovrà conoscere l’esilio, e lasciare la sua città, conoscendo le sofferenze della povertà e l’umiliazione dell’essere ospiti in case altrui, conoscendo come “ sa di sale lo pane altrui”.
Nel suo vagabondare, però, troverà’ rifugio a Verona, presso Bartolomeo e Cangrande della Scala, che diverranno suoi protettori.
Dante confessa al trisavolo il suo timore che, riferendo ciò che ha visto nell’Inferno e nel Purgatorio, possa crearsi molti nemici: ma Cacciaguida lo rassicura, dicendogli che la sua opera sarà di esempio per gli  uomini,  perché dall’esempio di   personaggi  illustri  l’umanità potrà trarre “ vital nutrimento”.
L’appassionata  lettura  del prof. Siracusano è stata intercalata  da precisazioni, commenti ed osservazioni, che hanno trasformato questo incontro in una pregevolissima “ lectio magistralis” , che ha incantato ed affascinato l’attento pubblico.
Con i saluti di Nuccia Sortino e di Alfio La Ferla si è conclusa questa interessante serata, ennesimo successo dell’impegno e della attività della nostra Associazione e del suo Comitato Direttivo.