Il tour in Egitto dell’Archeoclub
dal  24/4  al  1/5/23
L’Egitto e la sua straordinaria civiltà millenaria hanno sempre esercitato sull’uomo moderno un fascino particolare, per la maestosità dei suoi edifici funerari, per la raffinatezza dei suoi manufatti, per la profondità delle sue conoscenze scientifiche.
Un viaggio in Egitto, alla scoperta di queste meraviglie è, per molti, “ il viaggio” per eccellenza, sognato e non sempre concretizzato .
L’Archeoclub di Lentini aveva già realizzato, nel 2008, una crociera sul Nilo ed un breve soggiorno al Cairo, ma l’idea del Presidente e del Consiglio Direttivo, che aveva iniziato a prendere forma all’inizio dello scorso mese di dicembre, di ripetere questa bella esperienza, ha riscosso subito un successo inaspettato, e cinquanta, tra soci ed ospiti, hanno  immediatamente dato la loro disponibilità.20230430 152501 R
Il numero dei partecipanti avrebbe potuto essere ancora maggiore, per le molte richieste, ma la disponibilità di cabine non consentiva ulteriori adesioni, ed anzi l’agenzia di viaggio “Deserto Rosso” che ha coordinato per noi l’organizzazione del tour, è stata costretta a suddividere il gruppo in due diversi battelli; ed anche se al Cairo i partecipanti si sono ritrovati , soggiornando nello stesso hotel, la “ separazione” si è mantenuta anche nelle successive escursioni.
Il gran giorno tanto atteso è finalmente arrivato, e nel primo pomeriggio del 24 aprile, gli entusiasti partecipanti si sono ritrovati all’aeroporto Fontanarossa, per imbarcarsi sul volo AirCairo, che li avrebbe condotti a Luxor, porto iniziale della navigazione; a guidare  il gruppo, il prof. Matteo Miano, accompagnato dalla figlia Beatrice, che, per conto della Top Viaggi, tour operator organizzatore del viaggio, avrebbe vigilato sulla tranquillità dei partecipanti, per tutta la durata dell’escursione, risolvendo con efficienza i problemi, piccoli e grandi, che si sarebbero presentati.
La partenza, però, inizialmente prevista per le ore 15,15, è progressivamente slittata sino alle ore 19, quando finalmente l’aereo ha lasciato la pista di Catania, ed è iniziata la nostra bella avventura.
Un piccolo inconveniente, che ci ha fatto giungere solo dopo la mezzanotte a Luxor ( l’antica Tebe, originaria capitale dell’antico Regno ) per imbarcarci sulle nostre rispettive motonavi  ( la Royal Princess e la Dolphin), che ci avrebbero ospitati nei successivi quattro giorni, per condurci da Luxor ad Assuan, solcando le maestose acque del Nilo, ricchissime di storia e di fascino, con diverse tappe alla scoperta dei siti più affascinanti.
Il mattino dopo, il nostro viaggio è entrato nel vivo. Fatta la conoscenza con le rispettive guide ( Mohamed e Tamer, che ci avrebbero accompagnato per tutta la settimana, con competenza e simpatia, facendoci conoscere gli aspetti più significativi della storia, dell’arte  e della cultura dell’antico Egitto ), abbiamo raggiunto con un breve tragitto in autobus la prima tappa del nostro viaggio: la maestosa Valle dei Re, sede delle sepolture dei faraoni scavate  nella roccia viva, nel periodo che va dal 1.500 al 1.000 a.c. Delle oltre 60 tombe ospitate nel sito, solo alcune sono visitabili, perché nella maggior parte di esse sono ancora in corso gli scavi archeologici : noi abbiamo visitato quelle ritenute più significative, quella di Ramses VI, ( con magnifiche decorazioni parietali, splendidamente conservate, con colori di una vivezza impressionante), di Seti, e di Tutankhamon, il celeberrimo faraone salito al trono a 9 anni e deceduto a 18, per cause ancora non chiare. L’importanza della tomba, scoperta agli inizi del secolo scorso dal famoso architetto inglese Carter,  risiede nel fatto che la sepoltura è stata rinvenuta praticamente intatta, completa del suo ricchissimo corredo funerario ( oggi diviso nei più importanti musei del mondo).
La tomba, per gli standard del sito, appare piuttosto modesta, in quanto a dimensioni; una breve e ripida scala ed un piccolo corridoio conducono alla camera funeraria, le cui pareti sono riccamente decorate con la consueta simbologia religiosa. Qui si trova ancora il sarcofago in granito, che conteneva i tre contenitori antropomorfi nell’ultimo dei quali si trovava il corpo  del defunto, la cui mummia ( danneggiata durante le operazioni di recupero) è tuttora visibile nella stessa camera sepolcrale.
Conclusa la nostra visita alla Valle dei Re, abbiamo raggiunto la Valle delle Regine, per ammirare l’imponente tempio funerario della regina Hatshepsut, una delle poche donne a detenere il titolo di Faraone.
Successive tappe, i colossi di Memnon, due gigantesche statue di pietra, parzialmente danneggiate da un terremoto, che rappresentano il faraone Amenhotep e la moglie e, di seguito, l’imponente complesso templare di Karnak, centro degli antichi culti religiosi, che può considerarsi il più grande complesso monumentale mai costruito al mondo, edificato in un periodo di circa 1500 anni, che si presenta come una serie smisurata di templi, santuari e mirabili elementi architettonici, obelischi, enormi colonne, collegati dal viale delle Sfingi, lungo oltre tre chilometri.
Ha concluso la nostra escursione una rapida sosta presso un laboratorio per la lavorazione dell’alabastro, il minerale con il quale sono realizzati molti manufatti dell’antico Egitto.
Rientrati sulla motonave, è iniziata la nostra navigazione verso Edfu. Dopo l’intensa mattinata, resa ancora più impegnativa dalle alte temperature dei siti desertici visitati, è stato piacevolissimo rilassarsi nelle confortevoli cabine, o sul ponte superiore, chiacchierando amabilmente sulle sdraio attorno alla piscina, o godendo del rilassante panorama delle verdi rive del Nilo, lungo le quali si susseguono fitti palmeti e rigogliosi bananeti, piccoli villaggi, moschee e minareti, dai quali si diffonde la magica nenia dei muezzin che recitano le preghiere alle varie ore del giorno.
Durante la notte, abbiamo oltrepassato la chiusa di Esna, attraverso la quale è possibile superare il dislivello del fiume (8 metri), grazie all’ innalzamento del livello dell’acqua, per mezzo di una serie di paratie.
La mattina seguente siamo giunti ad Edfu, pittoresca cittadina sulla riva ovest del fiume, per visitare il tempio di Horus, che abbiamo raggiunto su tipiche carrozzelle egiziane, i cui spericolati guidatori ci hanno fatto provare più di una emozione, sfrecciando attraverso il caotico traffico del centro abitato.
Anche questo magnifico complesso, dedicato a Horus, il Dio falco, si presenta splendidamente conservato. Superata la massiccia porta d’ingresso, si sono alternate sale con magnifiche decorazioni parietali, corti, statue del falco Horus, imponenti colonne. Un altro edificio, che lascia storditi ed ammirati, per la sua eccezionale imponenza.
Anche il pomeriggio del terzo giorno è trascorso in navigazione, sulle placide acque del Nilo, vera ricchezza dell’Egitto, grazie alle cui piene, ed al limo che rendeva fertilissimi i terreni allagati, si è sviluppata una delle civiltà più avanzate e raffinate dell’antichità. Ed anche oggi il fiume costituisce una risorsa essenziale per l’economia del Paese.
In serata, siamo approdati a Kom Ombo un piccolo villaggio, per una veloce visita al tempio dedicato a Sobek, il Dio coccodrillo, ed a Horus, il Dio falco; l’escursione è stata resa particolarmente suggestiva dall’illuminazione notturna, che rendeva ancora più affascinanti le possenti mura e le raffinate decorazioni con bassorilievi.
In un piccolo museo a fianco del tempio sono esposte le mummie di numerosi coccodrilli, che vivevano nelle acque del Nilo, venerati come simbolo del Dio al quale era dedicato il tempio.
Rientrati in nave, è ripresa la navigazione verso Assuan, dove siamo giunti il mattino successivo e  col programma che prevedeva, in questa quarta giornata, la visita del tempio di Abu Simbel, uno dei monumenti più famosi ed importanti dell’antico Egitto.
Il sito, che abbiamo raggiunto in autobus, dista da Assuan circa 300 chilometri, e lungo il percorso abbiamo potuto ammirare affascinanti paesaggi desertici, su cui si stagliavano curiose colline a forma di perfette piramidi, alle quali molto probabilmente si sono ispirati gli antichi egizi per la realizzazione dei loro monumenti funerari. Particolare interesse ha poi suscitato il faraonico programma di irrigazione del deserto con le acque del lago artificiale  Nasser che si è originato in seguito alla costruzione della Diga di Assuan sul Nilo; ciò ha consentito di trasformare zone aride ed improduttive in fertili campi coltivati a grano ed ortaggi, e ha fatto sorgere in pieno deserto moderni villaggi, ove risiedono gli operai che lavorano al progetto e gli agricoltori che coltivano  le terre strappate al deserto.
Il tempio di Abu Simbel, che si trova sulla riva occidentale del lago Nasser, è costituito da due giganteschi edifici, scavati nella roccia, alti oltre 30 metri, dedicati al Faraone Ramsete II, ed alla moglie Nefertari; all’ingresso del tempio del faraone quattro colossali statue, alte circa 20 metri, che rappresentano il faraone, mentre all’ingresso di quello adiacente se ne trovano sei, tre su ogni lato della porta, che raffigurano il faraone e l’adorata moglie Nefertari.
All’interno del tempio maggiore si trovano incisioni che rappresentano la vittoria degli Egizi sugli Ittiti, mentre in quello minore scene che descrivono il Faraone e la moglie che fanno offerte agli dei.
Ma oltre che per la sua meraviglia architettonica ed artistica, il tempio è rinomato per la colossale opera di ricostruzione che lo ha interessato negli anni sessanta del secolo scorso, quando la costruzione della diga di Assuan minacciava di sommergere e far scomparire il tempio.
Con un colossale progetto, al quale lavorarono  anche tecnici ed ingegneri italiani, il tempio fu tagliato, smontato e spostato dall’originario sito, e ricostruito, pezzo per pezzo, in un luogo più sicuro (circa 210 metri più indietro e 65 metri più in alto, mantenendo l'originale orientamento rispetto agli astri e al sole, in modo da consentire al sorgere del sole, due volte l'anno - 22 febbraio e 22 ottobre - di illuminare la camera centrale del tempio maggiore dove troneggiano le quattro divinità sedute: Ptah, Amon, Ramses II e Ra), dove ancora oggi possiamo ammirarlo. Un’opera veramente faraonica, che lascia oltremodo ammirati, per le ardite opere ingegneristiche con le quali venne realizzata.
Nel pomeriggio, un gruppo di partecipanti ha effettuato una piacevole e interessante gita in barca per raggiungere il villaggio Nubiano di Aswan. La popolazione nubiana divisa fra il Nord del Sudan e il sud dell'Egitto, discende dai primi abitanti dell'Africa sub sahariana, della valle centrale del Nilo, ritenuta una delle prime culle della civiltà. Qui si è visitata la cosiddetta “casa di Fatima”, tipica casa nubiana, dove ci hanno fatto gustare prodotti tipici : pane tipico tipo piadina, crema di formaggio caprino, miele nero, dolce al sesamo, te e carcadè.
La mattina successiva, partenza  alla volta della diga di Assuan, la colossale opera idraulica realizzata sotto il governo del colonnello Nasser, per risolvere i gravissimi problemi di carenza di acqua che affliggevano l’Egitto, tra i paesi più aridi del mondo, e dotare il paese dell’energia elettrica necessaria allo sviluppo del paese.
In realtà, le dighe sono due: una realizzata alla fine del 1800, alta circa 58 metri, le cui dimensioni, tuttavia, si dimostrarono presto inadeguate; cominciò quindi a prendere forma il progetto della grande diga, la cui realizzazione inizio nel 1960 e terminò 10 anni dopo, parallelamente alla costruzione del bacino che doveva raccogliere le acque, l’enorme lago Nasser.
La realizzazione dell’opera creò non pochi problemi al patrimonio archeologico egiziano, considerato che molti monumenti rischiavano di essere sommersi dalle acque del lago Nasser: iniziò così una colossale opera di “smontaggio” e ricostruzione in luoghi più sicuri di numerose vestigia: il più famoso è sicuramente il tempio di Abu Simbel, ma molti altri hanno subito la stessa sorte.
La grande diga è un’opera colossale: è lunga oltre tre chilometri e mezza, ed alta 111 metri, mentre il bacino artificiale del lago Nasser raggiunge i  580 chilometri di lunghezza, con una larghezza media di 16 chilometri ed una profondità di 18 metri; le 12 turbine installate a fianco della diga, sviluppano, da sole, circa il 50% del fabbisogno del paese.
Una moderna opera faraonica, quindi, realizzata anche grazie ai cospicui finanziamenti all’epoca forniti dall’Unione Sovietica.
Ancora pieni di stupore ed ammirazione, ci siamo diretti verso  la seconda tappa della nostra mattinata: il complesso templare  di Philae, situato su un’isoletta , che abbiamo raggiunto a bordo di piccole, veloci imbarcazioni. Anche quest’opera è stata spostata dalla sua sede originaria, per evitare che fosse sommersa dalle acque della diga.
Il complesso è costituito da due templi, quello dedicato alla dea Iside, ( caratterizzato da maestosi ingressi ed imponenti colonnati, che conducono al cuore del tempio, il Santuario, dove si trova il piedistallo della barca di Iside, ed altre sale dedicate al culto di Osiride ), e quello, di dimensioni molto inferiori, di Hathor.
Dopo il pranzo, consumato come sempre sul battello, come pure gli altri pasti della giornata, abbiamo lasciato la motonave, per raggiungere l’aeroporto di Assuan, alla volta del Cairo, dove avremmo trascorso la seconda parte della nostra avventura egiziana.
Dall’alto dell’aereo in fase di atterraggio, abbiamo potuto apprezzare la smisurata grandezza di questa metropoli, capitale del paese , che si estende per circa 140 chilometri di lunghezza e dove vivono più di diciotto milioni di abitanti.
Come già detto, al Cairo il gruppo si e’ ricostituito,  nell’hotel che ci avrebbe ospitato per le successive due giornate, il Triumph Luxury Hotel, una grandissima ed elegante struttura nella zona nuova della città: e grande è’ stato il piacere di ritrovarsi finalmente di nuovo  insieme, per dividere i pasti ed i momenti di relax serali.
Il giorno successivo è iniziata la nostra scoperta di questa affascinante città; prima tappa, la Cittadella, in una delle zone più antiche del Cairo, una fortificazione voluta dal sultano Saladino, intorno al 1100, per difendersi dagli attacchi dei Crociati; al centro della Cittadella si erge la splendida Moschea di Muhammed Ali Pascià, la cui architettura richiama fortemente quella della famosa Moschea di Santa Sofia di Istanbul, con una magnifica cupola in stile ottomano, e sottili e svettanti minareti. All’interno, colpiscono il soffitto riccamente decorato e illuminato da magnifici lampadari, mentre le pareti sono ricoperte da alabastro.
Terminata la visita della Cittadella, un pò di shopping nel vicino  mercatino popolare, affollatissimo di turisti e gente del luogo: suoni, colori, voci, odori caratteristici dei bazar nordafricani.
Qui ci siamo scatenati nell’acquisto di souvenir e oggetti tipici, ricordi per parenti ed amici ma anche per noi stessi, che ci avrebbero riportato alla memoria i bei momenti vissuti in queste giornate.
Dopo il pranzo consumato in un locale sulle rive del Nilo, abbiamo raggiunto una delle tappe più importanti e significative del tour: il Museo Egizio, dove è custodita una smisurata collezione di reperti archeologici dell’antico Egitto, provenienti dai principali siti storici, esposti nelle numerose sale  dei due piani del palazzo.
Statue, suppellettili, eleganti gioielli, sarcofagi di marmo o antropomorfi, mummie,  si susseguono suscitando stupore ed ammirazione per questa raffinatissima civiltà.
Una delle sale di maggior richiamo è quella che ospita i reperti rinvenuti nella tomba di Tutankamon, in particolare la sua maschera funeraria, realizzata in oro massiccio, in cui sono incastonate pietre preziose, pesante oltre 10 chilogrammi: una magnifica opera d’arte, tra le più famose del mondo, che ogni giorno richiama migliaia di ammirati spettatori.
L’ultimo giorno ha rappresentato probabilmente il clou del nostro viaggio, portandoci alla scoperta di quelli che sono forse i simboli più conosciuti della storia dell’antico Egitto.
Prima tappa, l’antica città di Menfi, capitale  dell’antico Regno: molte delle testimonianze storiche sono andate perdute , ma rimangono ancora importanti vestigia, a testimoniare la rilevanza del sito: questo si presenta come un grande museo all’aperto, in cui sono esposti reperti di grande interesse: una sfinge in alabastro, tavolette con geroglifici, colonne istoriate, le rovine del tempio di Ptah. Ma il pezzo di maggior interesse è sicuramente la colossale statua di Ramses  II, realizzata in pietra calcarea, alta più di 10 metri, ancora in ottime condizioni, se si considera la sua veneranda età ( circa 3000 anni).
È stata quindi la volta della vicina località di Saqqara, una necropoli ove si trovano i primi esempi di sepolture ( le mastabe) e le più antiche piramidi a gradoni, la più famosa delle quali è quella di Djoser .
Nella vasta area si trovano numerosissime sepolture, le più antiche delle quali risalgono alla prima Dinastia ( circa 3000 a.c.); noi abbiamo visitato quella di Teti, che presentava una ripida discesa, un corridoio con soffitti  che andavano progressivamente abbassandosi, fino a costringerci a procedere quasi a carponi; al termine, una piccola camera funeraria.
Una esperienza sicuramente emozionante,   e la sensazione, tornando all’aria aperta, di aver vissuto una scena di “Indiana Jones ed il Tempio Maledetto”…
Conclusa questa intensa mattinata, abbiamo raggiunto, nelle vicinanze, il locale in cui abbiamo  consumato il pranzo , al termine del quale ci siamo spostati al vicino Museo del Papiro per una breve dimostrazione delle fasi di lavorazione del fusto di questa preziosa pianta, dal quale si ricava la famosa carta.
L’ultima, imperdibile tappa del nostro splendido tour è stato la città di Giza, per ammirare quelli che sono i simboli per eccellenza della civiltà egizia, le magnifiche piramidi di Cheope, Chefrem e Micerino, colossali costruzioni che ospitavano le  sepolture degli stessi faraoni, e la enigmatica Sfinge, che sembra posta a custodia di questo luogo magico.
E ancora una volta, la sensazione che suscita la visione di questi monumenti è di stupore per la loro maestosità ( la piramide di Cheope, la più grande delle tre, misura 147 metri di altezza) e la loro imponenza, e di profonda ammirazione per le capacità ingegneristiche di chi li ha creati, senza alcun altro ausilio se non con la forza delle proprie braccia, queste meraviglie uniche, che resistono al tempo da migliaia di anni ( l’epoca della loro costruzione è fatta risalire al 2500 a.C, e quindi ad oltre 4500 anni fa), e che attraggono ogni anno milioni di turisti da ogni angolo del mondo.
Un breve tragitto sul  dromedario, per i più audaci, o sulla tradizionale carrozzella, per i più prudenti, che ci ha condotti sulla collinetta che domina il sito, ha concluso in allegria e spensieratezza questa magnifica giornata, al termine di un viaggio, impegnativo ma assolutamente affascinante ed imperdibile.
Il giorno successivo, infatti, primo Maggio, ci attendeva il volo che ci avrebbe riportato a casa, forse un pò stanchi ma soddisfatti, con tanti ricordi di questo splendido ma contraddittorio paese, nel quale si alternano magnifiche testimonianze di un ricco passato ma anche  tristi immagini di un’attualità fatta di povertà e degrado.
Un altro bellissimo viaggio da aggiungere al palma res della nostra Associazione, un altro successo del nostro dinamico Presidente e del suo Direttivo.