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Nel 1866 in seguito alle “Leggi di soppressione delle corporazioni religiose” promulgate dal giovane Regno d’Italia i monaci furono costretti a lasciare l’edificio che passò alle istituzioni cittadine.
Negli anni successivi, il grande complesso fu adibito a vari usi e frazionato in più parti. Ospitò caserme,  il Liceo Spitaleri , l’Istituto d’Arte, per un certo periodo anche il Museo Civico, l'osservatorio astro-fisico, nonché il laboratorio di geodinamica, oggi sede del museo della fabbrica, ma soprattutto divenne sede della Biblioteca Civica di Catania formatasi a partire da quella benedettina e, con i successivi ampliamenti,  divenuta l'odierna istituzione delle Biblioteche riunite Civica ed Ursino Recupero. Danneggiato dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale, l'intero complesso, esclusa la chiesa di San Nicolò restituita ai Benedettini, fu infine ceduto all'Università degli studi di Catania, che avviò, subito, un vasto progetto di recupero e restauro, condotto dal professore e architetto Giancarlo De Carlo. Tale progetto ha reso possibile l'adeguamento dell'antico complesso monastico a sede delle Facoltà di Lettere e Filosofia e Lingue e Letterature Straniere del predetto Ateneo:”un luogo di giovani che sciamano da un punto all’altro  dei suoi itinerari: un luogo ...di  intensa comunicazione, di aspettative e promesse per il futuro”; “un libro dalle pagine di pietra che custodisce al suo interno domus romane, due chiostri, uno splendido giardino pensile, le antiche cucine benedettine, sotterranei   e corridoi a perdita d’occhio.
Il restauro dell’imponente struttura ha permesso il recupero  e la fruizione di spazi particolarmente suggestivi:  così il refettorio destinato al pasto dei monaci   è divenuto l’Aula Magna della Facoltà, la cucina,  i cantinati  ed il “Ventre”  sono divenuti  Museo della Fabbrica e riutilizzati  in parte come Biblioteca  ed  emeroteca  della Facoltà.
Così una sinergia virtuosa ha sottratto un pezzo significativo della storia di Catania e della intera Sicilia, un gioiello architettonico, indicato  dall’Unesco nel patrimonio dell’umanità,  alla sorte  che spesso tocca a tanti monumenti del nostro passato ed ha consegnato alla collettività un corpo vivo ed un patrimonio culturale di inestimabile valore: Leontinis exemplum proponere ad imitandum.
Abbiamo un sogno: vedere rivivere  Palazzo Beneventano che tanta parte  della nostra storia individuale e collettiva ha rappresentato.
La serata, illuminata dai bagliori dell’Etna in eruzione, si è chiusa con un giro–pizza  in pizzeria durante il quale la Presidente  Maria Arisco ha presentato  i due nuovi soci  Pietro Santonocito e Angela La Ferla che vanno ad accrescere la grande famiglia Archeo.