Il patrimonio storico-artistico di Lentini dal Medioevo al Rinascimento
Nell’ambito dei seminari in rete, organizzati dall’Archeoclub Nazionale per diffondere la conoscenza delle ricchezze culturali dei diversi territori, la nostra Sede ha curato la realizzazione di un Webinar sull’argomento di cui sopra.
L’evento si è tenuto nel pomeriggio dell’8 settembre 2023., presso i locali dell’Infoschool, messi gentilmente a disposizione del nostro socio Giuseppe Valenti, che ci ha offerto anche il suo prezioso supporto tecnico per la gestione della riunione sulla piattaforma Zoom.
Alle ore 18, con perfetta puntualità, è iniziato il collegamento online; a dare il via alla riunione, il Dr.  Pietro Cirigliano, Segretario Generale dell’Archeoclub d’Italia, che ha porto agli intervenuti i suoi saluti e quelli del Presidente, Dr. Rosario Santanastasio, impossibilitato ad intervenire poiché impegnato in numerose attività a carattere nazionale, in particolare in Sicilia (Cefalù e Catania).
Il Dr. Cirigliano  ha espresso la sua viva soddisfazione per questo incontro, e si è brevemente soffermato sulla sua conoscenza e apprezzamento del nostro territorio.
È quindi intervenuto il Presidente della nostra Sede, prof. Inserra, che, dopo i saluti ed i ringraziamenti, ha passato la parola al moderatore, prof. Pippo Cosentino, coordinatore regionale dell’Associazione.
Questi ha accennato alla  importanza di Lentini, anche  in un periodo meno studiato e conosciuto della storia del paese. Grandissimi uomini di cultura, come Iacopo e Riccardo da Lentini,  sono vissuti in epoca medievale, a conferma del fatto che anche in quel periodo la nostra città era viva e culturalmente fertile.
È stata quindi la volta del relatore, prof. Paolo Giansiracusa, emerito studioso di storia dell’arte, che ha subito ricordato l’importanza, nell’era antica, di Leontinoi  che ha definito  città metropolitana dell’epoca, una delle più significative del periodo, al pari di Atene o di Siracusa.
Il focus  della conferenza sarebbe stato però rivolto a chiarire le ragioni della mancata piena valorizzazione del nostro patrimonio artistico, che è ben più ricco di quello che oggi possiamo apprezzare : tanti importanti tesori, come il Kouros od il mausoleo di Eleonora Branciforti, sono stati sottratti alla città e tanti altri non sono stati ancora  scoperti: pensiamo al teatro greco, od alla porta nord della città, di cui sono ancora in corso gli scavi per individuarne il sito.
Periodo poco conosciuto della nostra storia  è in particolare  quello del Medioevo; dopo la cessazione del Vescovato di Lentini, a seguito della invasione  Araba, la città perse  gran parte della sua importanza e del suo prestigio.
Il relatore è passato quindi a commentare le immagini di alcuni dei reperti più significativi dell’età medievale, iniziando con un fonte battesimale, oggi custodito nella Chiesa Madre di Sant’Alfio, realizzato in marmo bianco statuario, trasformando quello che in origine era  un capitello di epoca greca, la raffinatezza di questo manufatto, decorato con elegantissime figure, testimonia l’importanza che anche allora doveva avere la città.
È stata quindi la volta degli affreschi della Chiesa Rupestre del Crocifisso   : la teoria dei Santi ( la cui bellezza  è stata in parte pregiudicata dall’apertura di una breccia nel muro), il Cristo Pantocratore, proprio di recente restaurato e restituito alla sua originaria bellezza, che richiama alla mente altre opere analoghe ( presso il Duomo di Cefalù e di Monreale ).
Il Prof. Giansiracusa è quindi passato ad esaminare le architetture civili e militari: il Castellaccio,  realizzato da Riccardo  da Lentini, architetto alla corte dell’imperatore Federico II, in epoca antecedente rispetto a quelle che lo hanno reso noto (il Castello Maniace a Siracusa, il Castello Ursino a Catania, etc), archetipo della architettura severa e rigorosa che caratterizza la sua opera.
Di epoca  medievale è anche la Stauroteca, risalente al nono o decimo secolo d.c., realizzata in steatite, che contiene una importantissima reliquia: un pezzo  della croce di Cristo, contornata da immagini di angeli, dell’Imperatore Costantino e di Sant’Elena.
Lentini quindi possiede un altro reperto di inestimabile pregio e di eccezionale importanza per la cristianità, purtroppo non conosciuta come meriterebbe.
Oggi è custodita nella Chiesa Madre, ma probabilmente in origine, prima dei disastrosi terremoti del 1542 e 1693, era collocata in un monastero francescano, nella città vecchia.
Altro tesoro prezioso, anch’esso oggi presso la Chiesa di Sant’Alfio, la Madonna  Odigitria, che secondo la leggenda fu rinvenuta sulla spiaggia di Agnone, e portata al Castello ( Castellaccio).
Il dipinto risale agli inizi del Duecento, e nella parte posteriore presenta un’altra pittura del XIV secolo, la Madonna  orante, che tuttavia oggi si presenta leggermente rovinata.
Il Mausoleo di  Giovanna Branciforti, ( giovane fanciulla, appartenente ad una delle più facoltose  famiglia della città) , del 1525, realizzato dallo scultore Giovan Battista Mazzolo.Opera di raffinatissima eleganza, sino   al 1895  era collocata   presso la Chiesa della Catena , già convento dei francescani, smantellato a seguito della secolarizzazione delle opere della Chiesa, dopo l’ Unità d’Italia.
Il mausoleo fu poi trasferito nei magazzini del  museo Bellomo di Siracusa, e di questo monumento si perse la memoria, sino a quando fu poi esposto nelle sale del Museo, ove è tuttora collocato.
Un accenno, quindi agli importanti dipinti presso la Chiesa della Ss. Trinità e, soprattutto, presso quella di San Luca, in particolare la tela rappresentante una magnifica Crocefissione, in passato attribuita al Tintoretto , ma in realtà realizzato da un suo allievo, Fra Semplice.
Lentini, quindi,  può essere definita ,a buona ragione, un museo  a cielo aperto .
La Chiesa di Sant’Alfio, realizzata nella prima metà del 1700 dall’architetto maltese Vincenzo Vella , si trova al confine tra l’ultima  propaggine degli iblei ( la grotta dei Tre santi) e la piana di Catania.
I disastrosi terremoti del 1542 e 1693 distrussero  quasi tutte le costruzioni del paese, realizzate  in grotta: l’invito alla popolazione lentinese dell’imperatore Carlo V a trasferirsi nella nuova città in corso di costruzione sul colle della Metapiccola ( l’odierna Carlentini) ebbe scarso seguito.
Neppure  la ricostruzione dopo il sisma  del 1693 fece spostare la città, se non di poche centinaia di  metri.
Per Lentini  il terremoto del 1693 fu disastroso in termini non solo di perdite di vite umane ma anche di emigrazione dei sopravvissuti verso città vicine: la popolazione fu quindi notevolmente depauperata.
La ricostruzione, dopo parecchie vicissitudini, fu realizzata a pochissima distanza dell’originario insediamento, e non avvenne con i criteri di razionalità e decoro di altri vicini paesi ( Noto, in primis), anche perché la riduzione della popolazione impedì una piena rinascita.
Lentini perse quindi l’occasione di trasformarsi in una città dai migliori criteri architettonici: ma, ha concluso il relatore, nel suo sottosuolo si trovano ancora grandi tesori artistici che aspettano di essere portati a conoscenza del mondo.
Con i saluti del Prof. Inserra e del Prof. Cosentino si è così conclusa questa interessante conferenza, che ha diffuso in ambiti più ampi di quello locale la conoscenza dell’ importante patrimonio artistico di Lentini risalente ad un periodo sicuramente meno conosciuto di quello classico.
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