Tour della Sicilia occidentale
 28 Aprile – 1° Maggio.
Con la  bella stagione, torna il desiderio di viaggiare, non solo per rilassarsi ma anche per vivere nuove esperienze, scoprire preziosi  tesori artistici o naturalistici, conoscere nuovi paesi e diverse culture.
Il nostro sodalizio ha sempre riservato  grande attenzione a questa attività, non solo per quanto riguarda i viaggi “ importanti” ( quest’anno la meta prescelta è la Grecia, nel prossimo mese di Settembre), ma anche relativamente alle escursioni più brevi.Cattedrale 1
Approfittando quindi del ponte del 1°  Maggio, il Consiglio Direttivo della nostra Associazione ha organizzato un tour della Sicilia Occidentale, della durata di 4 giorni, avvalendosi dei servizi della agenzia Pokemon Viaggi, già favorevolmente sperimentata nel passato. E così, Domenica 28 Aprile , di buon mattino, un nutrito gruppo  di soci, si è ritrovato per raggiungere in autobus la prima meta della nostra escursione, la cittadina di Ribera, nell’agrigentino ( nella cui provincia e in quella limitrofa di Trapani si trovano le località visitate), patria della rinomata arancia Washington Navel, base da cui sarebbero state raggiunte le altre tappe previste dal programma. Lungo il tragitto, due brevi soste: un “ pit stop” all’area di servizio di Sacchitello (colazione, caffè e “sosta idraulica”…) ed un’altra per recuperare, a Caltanissetta, un simpatico gruppo di gitanti che si sarebbero uniti al nostro tour. Raggiunta, dopo qualche ora, la struttura ricettiva che ci avrebbe ospitato per tutta la durata della gita ( l’hotel Miravalle, un confortevole albergo presso il quale avremmo consumato anche  la maggior parte dei pasti), sistemati i bagagli e consumato un gustoso pranzo, siamo partiti alla volta della prima tappa della nostra escursione: la cittadina di Burgio, famosa anche per la sua raffinata produzione di ceramiche policrome, apprezzate al pari di quelle di Caltagirone, Sciacca  e Santo Stefano di Camastra. E proprio il Museo della ceramica ( allestito nei locali di un vecchio monastero, a cui si accede da un grazioso chiostro) è stato l’oggetto della nostra prima visita, accompagnati dalla guida, Maria Grazia, che ci ha illustrato la storia e l’evoluzione di questa importante risorsa del territorio, di cui abbiamo potuto ammirare antichi reperti e preziosi esemplari. Seconda sosta presso la Chiesa Madre, dedicata al patrono del paese, Sant’Antonio Abate: di antichissima costruzione ( probabilmente attorno al XII secolo) è stata riedificata in stile rinascimentale : all’interno è adornata con ricchi stucchi, ed ospita pregevoli  opere d’arte : una statua del Gagini ( La Madonna delle Grazie), una bella tavola raffigurante La Madonna Odigitria, in stile bizantino ( di cui la guida ha raccontato la singolare vicenda: nascosta, per sottrarla ai rischi di furto, fu comunque rubata, e  ritrovata solo dopo molti anni, quando, nel segreto del confessionale, il responsabile - che rimase comunque sconosciuto - rivelò il suo peccato, e indicò il luogo dove poi  fu effettivamente ritrovato il dipinto), ed un prezioso Crocifisso ligneo.
Ultima tappa del nostro pomeriggio a Burgio, la piccola Chiesa di San Luca, risalente al XIV secolo, ma riedificata in epoca rinascimentale : all’interno, ad unica navata, belle decorazioni in stile barocco e rococò: gravemente danneggiata dal terremoto della Valle del Belice, solo di recente è stata restaurata e restituita al culto.
Il giorno dopo, di buon mattino, si parte alla volta di Sambuca di Sicilia, graziosissima cittadina, che nel 2016 vinse il titolo di “ Borgo dei borghi ”, concorso lanciato dalla trasmissione televisiva “ Kilimangiaro “ che ogni anno premia la cittadina  più votata  dai telespettatori. E in effetti, la prima impressione di Sambuca ( che, probabilmente prende il nome da Al Zabud, l’emiro che governò il paese durante la dominazione araba, attorno all’800 d.c.) è quella di una graziosa e ridente cittadina. E l’iniziativa lanciata dall’Amministrazione Comunale “ Case a 1 euro”, per contrastare lo spopolamento e recuperare il patrimonio immobiliare del paese, sta dando buoni  frutti, in quanto parecchie persone, in buona parte stranieri, hanno acquistato vecchie abitazioni, assumendosi l’onere del loro recupero, e impegnandosi a risiedere nelle stesse per almeno sei mesi l’anno.
La prima tappa della nostra visita a Sambuca, accompagnati dalla guida Liliana, è stato il Teatro Comunale “ L’Idea”, costruito a metà del 1800 da un gruppo di nobili del luogo amanti del teatro, un gioiellino in stile liberty che, in piccolo, richiama lo stile dei più grandi teatri italiani; danneggiato dal terremoto del Belice, è stato di recente restaurato e restituito alla collettività, e ospita ogni anno compagnie teatrali di pregio. Abbiamo quindi visitato la Pinacoteca dove viene ospitata la collezione di opere che il maestro Giambecchina, nativo di Sambuca, donò al suo paese natale. Abbiamo potuto ammirare numerosi disegni, acqueforti, oli su tela, che rappresentano, nei colori e nel tratto, la natura autentica della Sicilia e dei suoi abitanti, i volti segnati dalla fatica dei contadini, e la malinconia degli emigranti costretti a lasciare la propria terra.
Ultima, originalissima tappa, il museo delle sculture tessili dell’artista Silvie Clavel, una donna francese che, giunta casualmente a Sambuca, apprese  l’arte di annodare corde e fili, realizzando suggestive creazioni ( animali fantastici, figure mitologiche, oggetti quotidiani rivisti con l’occhio della creatività), che ci hanno piacevolmente colpiti.
Il programma della giornata prevedeva la visita di Mazara del Vallo, ma, con una leggera deviazione, abbiamSS Trinità di Delia Cubao fatto una brevissima sosta per ammirare la Chiesa della Ss.Trinità di Delia, detta “ La Cuba”, un piccolo gioiello architettonico in stile normanno bizantino. Edificata in una zona di campagna, e circondata da un rigoglioso parco, è oggi di proprietà privata. All’esterno, si presenta con una forma squadrata, a croce greca, sormontata da una cupola. L’interno, austero, è caratterizzato da quattro eleganti colonne di pregiato marmo cipollino, con capitelli decorati da foglie d’acanto. Qui riposano le spoglie di alcuni esponenti della famiglia proprietaria della Chiesa, in eleganti mausolei di marmo collocati all’interno della struttura.
Dopo un lauto pranzo in un locale di Mazara del Vallo, è iniziata la nostra esplorazione della cittadina marinara ( che ospita una delle più importanti flotte pescherecce del Mediterraneo), guidati dalla signora Liliana ( omonima della guida che ci aveva accompagnato a Sambuca, ed altrettanto preparata). Prima tappa, la Chiesa di San Nicolò Regale, anch’essa di stile arabo normanno, già sede dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Ci siamo quindi addentrati nella “ Kasbah”, la zona della città ove risiede la numerosa comunità tunisina ( circa 2.500 unità), impiegata soprattutto nei numerosi pescherecci della flotta locale: un dedalo di viuzze, strette e tortuose, di chiara impronta araba, sulle  quali si affacciano piccoli cortili, e le abitazioni, spesso decorate con i motivi tipici dell’architettura islamica. Un viaggio nel viaggio, un’affascinante passeggiata, che ci ha fatto vivere  le magiche atmosfere di una città maghrebina. Abbiamo quindi raggiunto la Chiesa di San Francesco, risalente al periodo normanno, ma profondamente rimaneggiata in stile barocco nel XVII secolo. Si presenta con una navata unica, adornata da molteplici affreschi, stucchi, marmi,  e   sormontata da una volta a botte, riccamente decorata con un bel ciclo pittorico.
La nostra scoperta dei tesori di Mazara è proseguita con la visita della Cattedrale, intitolata al Santissimo Salvatore; anch’essa sorta con struttura normanna, e poi trasformata nel 1600 in stile barocco siciliano; all’interno sono custoditi numerosi gioielli artistici, tra cui un bel gruppo marmoreo della “Trasfigurazione “, di Antonello Gagini.Satiro R
Ultima, ma forse più importante tappa, quella al Museo del Satiro Danzante, ove sono ospitati diversi reperti archeologici, parecchi dei quali recuperati nel mar Mediterraneo, ma soprattutto il meraviglioso bronzo del Satiro danzante, di epoca ellenistica, ritrovato alla fine del secolo scorso da un peschereccio, nei fondali del Canale di Sicilia. Dapprima identificato come Eolo, Dio del vento ( forse per il movimento dei capelli sul capo) gli fu poi attribuita l’identità di un Satiro, figura mitologica collegata al mito di Dioniso, ritratto nell’atto della danza di un rito orgiastico. Restaurato presso l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, che ha riunito le due parti nelle quali la statua era stata originariamente ritrovata ( dapprima una gamba, quindi il resto del corpo) e ripulito dalle incrostazioni accumulatesi nei secoli in cui la stessa era rimasta nelle profondità marine, il Satiro si mostra ora nella sua plastica posa, affascinando per la perfezione con cui l’artista ( Prassitele?) ha raffigurato il semidio.
La mattinata del terzo giorno del nostro tour è stata dedicata alla visita di Caltabellotta, cittadina arroccata su un colle, ad un’altitudine di circa 1000 metri, con un meraviglioso colpo d’occhio sulla vallata sottostante  e sul mar Mediterraneo, arrivando a scorgere, nelle giornate più limpide, le isole Egadi. La ripida strada per raggiungere il paese, e le strette viuzze dello stesso, hanno messo a dura prova l’abilità del conducente del nostro autobus, che però ha dato prova di non comune abilità di pilota, conducendoci sani e salvi alla meta.
Ad illustrarci i tesori di Caltabellotta abbiamo trovato il sig. Mulè, la guida assegnataci per questa visita, eclettico personaggio, che ci ha intrattenuto con dovizia di particolari sulla storia del paese, che vanta antichissime origini, essendo stata abitata dai Sicani, arcaica popolazione sulla cui provenienza gli storici discordano: per alcuni si tratterebbe di genti autoctone, per altri provenienti dalla penisola iberica.
Abbiamo quindi raggiunto l’Eremo di San Pellegrino, sulla parte più alta del paese: un sito particolarmente suggestivo, con una piccola chiesa, che però non è stato possibile visitare, ed alcune grotte, abitate, secondo la leggenda, da un drago che divoravCaltabellotta- Cattedralea i fanciulli del paese, sconfitto  dal mitico San Pellegrino, vescovo di Triocala ( antico nome di Caltabellotta).
A breve distanza dall’ eremo sorge la Cattedrale di Maria Ss. Assunta, alla quale si accede da un’ampia e scenografica scalinata. Di epoca Normanna, custodisce all’interno numerose opere d’arte, in particolare statue del Gagini ( Madonna della Consolazione, Madonna della Neve) , affreschi e dipinti  di particolare pregio artistico ed un originale fonte battesimale a forma  ottagonale. 
Rientrati in hotel per il pranzo, nel pomeriggio abbiamo raggiunto l’area  di Selinunte ( che prende il nome dalla pianta di sedano che cresce in abbondanza nella zona, selinus, in lingua greca) che, con i suoi oltre 300 ettari di estensione, rappresenta uno dei siti archeologici più grandi del Mediterraneo.
A condurci  alla scoperta del Parco, la guida turistica Silvia Purpura, che con grande competenza e simpatia ci ha intrattenuto sulla storia della città, e ci ha condotto alla scoperta di alcuni degli edifici più rappresentativi del sito. Fondata nel 650 a.c. da greci provenienti dalla colonia di Megara Iblea, conobbe in breve un grandissimo sviluppo, con una popolazione stimata in circa 100.000 abitanti. A seguito della rivalità con la vicina Segesta, fu coinvolta in diverse guerre, e nell’anno 409 fu saccheggiata e distrutta dai Cartaginesi, alleati di Segesta. Da quella data iniziò il progressivo declino della città. Tre gli edifici visitati, facenti parte dell’area sacra: il tempio E, ( probabilmente dedicato alla dea Era), caratterizzato da tre diversi ambienti, su rialzamenti successivi ( l’ingresso, il pronao, la cella); il tempio F, forse dedicato al Dio Dioniso; il tempio G, le cui eccezionali dimensioni (circa 6000 mq) sono testimoniate dai  capitelli di gigantesca grandezza, che si notano tra le rovine dell’edificio, distrutto a seguito di una spoliazione, nel 409 a.C. Il tempio tuttavia rimase probabilmente incompiuto, come si evince dalla mancata scanalatura di alcune colonne.Tempio E
La visita di Selinunte si è conclusa nel Baglio Florio, adiacente al tempio G, ove è ospitato un piccolo Museo nel quale sono custoditi alcuni reperti rinvenuti nel corso delle varie campagne di  scavo, ed è stata ricostruita parte del tempio Y, assemblato sul fondo dell’ampia sala.
Al rientro in albergo, ci attendeva una serata “ alternativa”, allietata da un brillante disk jockey, che ci ha coinvolto in divertenti Karaoke, evidenziando le inaspettate doti canore di alcuni soci, e coinvolgendoci in balli e trenini più o meno scatenati.
Queste intense giornate  sono volate  e, in men che non si dica, siamo giunti alla fine del nostro tour ; la mattina, comunque, del quarto giorno abbiamo visitato Castelvetrano, grosso centro del trapanese, di recente tristemente salito agli onori della cronaca per dato i natali al super latitante Matteo Messina Denaro.
Ma le tante bellezze ammirate ci hanno fatto subito  dimenticare questo spiacevole particolare.
Accompagnati da una giovane e preparata guida, il Dr. Giuseppe Sala, abbiamo dapprima raggiunto il Duomo, intitolato a Santa Maria Assunta: edificata su una precedente costruzione, forse risalente ad epoca normanna, nella seconda metà del XVI secolo, con un impianto basilicale a tre navate, con una copertura a capriate lignee, con decorazioni di stile barocco serpottiano. Dell’originario impianto barocco restano tuttavia solo poche tracce, poiché il restauro effettuato nel corso del 1850 né eliminò una buona parte. Di particolare pregio la pala dell’Assunta, sul fondo del presbiterio.
Seconda tappa, la Chiesa di San Domenico, nota anche con l’appellativo di “ Cappella SisChiesa di S. Domenico Lalbero di Jesse Rtina” della Sicilia, per la ricchezza delle sue decorazioni, di stile manieristico e barocco, in particolare il magnifico manufatto in stucco che sovrasta l’altare maggiore,  che rappresenta l’albero di Jesse, cioè l’albero genealogico che illustra la discendenza di Jesse che giunge sino a Maria Vergine, posta alla sommità della composizione. L’opera è stata realizzata da Antonino Ferraro, architetto e stuccatore,  che si formò anche alla bottega del Gagini e, pare,  anche di Raffaello e Michelangelo, come confermerebbe la potenza di questa composizione, che richiama quella del michelangiolesco Giudizio Universale.
Ma tutta la Chiesa è ricca di pregevolissime opere d’arte che ne fanno un prezioso gioiello. All’interno dell’edificio religioso si trova il mausoleo in marmo del principe Carlo d’Aragona Tagliavia (e della moglie), il potente viceré che diede il maggior impulso alla costruzione di questa Chiesa e del Duomo.
Il terremoto del 1968 causò anche qui gravissimi danni, che comportarono la chiusura, per oltre quarant’anni , del tempio, i cui lavori di restauro furono completati solo un decennio fa.
Terza ed ultima tappa della nostra visita a Castelvetrano, il piccolo teatro comunale Selinus, in stile neoclassico, con colonne doriche che richiamano lo stile dei templi del Parco Archeologico Selinuntino.
Sul sipario, si apprezza la grande  tela di un pittore locale,  raffigurante il simposio   tra Empedocle (filosofo e scienziato greco) ed i Selinuntini, per la bonifica delle acque del  fiume responsabile di pestilenze.
Sulla via del ritorno verso l’autobus che ci avrebbe riportato al nostro hotel, un piacevole fuori programma: una veloce sosta in una panetteria della città, per assaggiare (ed acquistare) il famoso pane nero di Castelvetrano ed i gustosi biscotti artigianali in vari gusti.
Al termine dell’ottimo pranzo, consumato prima del ritorno verso casa, i gestori dell’hotel hanno voluto salutarci con un gentilissimo, inaspettato  pensiero: una squisita torta con una simpatica dedica al nostro gruppo, che ha molto apprezzato, sia il gesto ma anche (e forse soprattutto…) il dolce.
Si è così concluso questo breve ma intenso tour, che ci ha dato modo di scoprire ed apprezzare non comuni tesori artistici, architettonici ed archeologici, ed i magnifici panorami delle dolci colline del territorio, coltivate ad ulivi e viti. E ancora una volta, abbiamo avuto la conferma che la nostra Sicilia è uno scrigno inesauribile di gioielli preziosi, che forse dovremmo tutti curare con maggiore attenzione e valorizzare come merita.     
        Gruppo R
      
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  Tav_3.jpgTav 1
 
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