La  città  del Leone.  
Prosegue, con la rapidità di un velocista olimpico, il calendario degli incontri organizzati dall’Archeoclub per commemorare il 2750° anniversario della fondazione greca di Leontinoi.
A distanza, infatti, di soli tre giorni dalla interessante presentazione della più recente opera del prof. Siracusano, un altro appuntamento per i soci  ed ospiti della nostra Associazione, Venerdì 24 Settembre, sempre nel salone del Palazzo Beneventano. Come avvenuto per gli ultimi incontri, anche questo si è svolto sia alla  presenza di soci ed ospiti, sempre nel rispetto delle disposizioni anti-Covid, sia in streaming, sui consueti canali social dell’Archeoclub e di Leontinoi 2021.Pubblico 01 R
Ospite della serata, il dott. Francesco Valenti, storiografo ed archeologo, autore di interessanti pubblicazioni sulla storia e l’architettura del nostro territorio, ormai di casa, nella nostra Associazione, per le numerose conferenze tenute in diverse occasioni, in virtù delle quali gli è stata peraltro conferita la carica di socio onorario dell’Archeoclub. 
Proseguendo nell’affascinante racconto della storia della nostra Città, iniziata con la conferenza sulla Lentini di epoca  romana, proseguita con la storia dei Tre Santi e le locali origini del Cristianesimo, e poi con gli effetti sul nostro territorio del disastroso terremoto del 1693, il dott. Valenti ci ha intrattenuti sulla storia e l’evoluzione del centro storico di Lentini, dal dopo terremoto all’Unità d’Italia, riprendendo i concetti e le considerazioni della sua pubblicazione, intitolata appunto “ La Città del Leone “.
A introdurre la serata, il Dott.Giorgio Franco, presidente della Cooperativa “ Badia Lost & Found”, ma, in questa occasione, intervenuto in qualità di componente del Comitato “Leontinoi 2021”; nel ricordare che la sua passione per la storia del nostro territorio è nata anche grazie alle pubblicazioni del dott. Valenti, il dott. Franco ha brevemente accennato al successo della iniziativa, che, dall’inizio dell’anno e nonostante gli intoppi conseguenti alla pandemia, ha prodotto circa quaranta eventi, con la collaborazione di Gruppi  del territorio e Club Services, oltre che della nostra Associazione, che si è distinta nella realizzazione di incontri di alto spessore culturale. Intenzione del Comitato promotore sarebbe quella di riunire in una pubblicazione i resoconti delle diverse iniziative, così da lasciare una traccia concreta della attività realizzate.
Il nostro Presidente, prof. Pippo Cosentino, ha quindi brevemente accennato alle diverse iniziative curate dall’Archeoclub, che hanno formato un’ideale storia del nostro territorio, dalla fondazione greca sino all’epoca moderna, passando attraverso il Medioevo; si è in particolare soffermato sulla Storia dei Tre santi, pregevole opera in versi e musica di Pippo Cardello e di Salvo Amore, che, in breve ma intensa sintesi,  è stata recentemente presentata al pubblico, su iniziativa dell’Archeoclub, e che ha formato anche oggetto  di incontri con le scuole, nell’ambito di un’iniziativa “ Scuola Lavoro “ che ha coinvolto numerosi studenti, avvicinandoli, con una diversa metodologiaù, alla storia del loro territorio.
Il prof. Cosentino ha poi delineato le prossime iniziative dell’Archeoclub, che dovrebbero concretizzarsi entro l’anno: un altro incontro con il dott. Valenti, sul lago del Biviere, la premiazione della Locale Tenenza della Guardia di Finanza, per la encomiabile attività svolta nel recupero dei reperti archeologici illegalmente detenuti, e infine un incontro con la dott.ssa Elisa Tirró, autrice di una tesi sullo storico Cinema Odeon.
Il Presidente ha infine fatto cenno alla significativa cerimonia, svoltasi nella mattinata, di intitolazione dell’Area del Castellaccio al dr. Alfio Sgalambro, insigne esponente della cultura lentinese, grazie alla cui intuizione un importantissimo sito storico come quello del Castellaccio fu acquisito al patrimonio archeologico del Comune. 
Ha ancora ribadito la volontà dell’Archeoclub di sostenere la candidatura di Siracusa a prossima capitale italiana della cultura, con la proposta, già in precedenza illustrata, dei “ Teatri di Pietra”, che potrebbero essere un volano di sviluppo per l’intero territorio.
È iniziata, quindi, la relazione vera e propria del dott. Valenti, che però, per un malaugurato inconveniente tecnico, non ha potuto fruire della prevista proiezione delle immagini a supporto del racconto: ma ugualmente interessante si è rivelata la narrazione che ha coinvolto gli astanti, più volte intervenuti con le loro osservazioni e le loro domande.
Riprendendo il precedente racconto del dopo terremoto del 1693, il relatore ha ribadito il concetto che la decisione di mantenere lo stesso sito, per la ricostruzione della città di Lentini, è stato un fattore negativo, che ha impedito lo sviluppo di un paese con migliori caratteristiche architettoniche, così come avvenuto per Noto od Avola : il mantenimento del precedente assetto viario fu però, secondo il dott. Valenti, un elemento positivo, che ha facilitato la conoscenza della struttura cittadina.
Per il relatore, nella ricostruzione del paese mancarono gli uomini che potessero porsi come motore di azione, e che potessero esercitare un preciso coordinamento: quasi tutto fu lasciato alla iniziativa individuale, con i  risultati negativi che è facile intuire.
Quello che accadde nella Lentini del dopo terremoto è esattamente quello che ha caratterizzato la disordinata crescita dei nostri villaggi balneari, che, senza un preciso indirizzo urbanistico, si sono trasformati in caotiche piccole Casbah.
Secondo il dott. Valenti, le città vanno studiate da un punto di vista antropologico: il suo libro “ La città del Leone” avrebbe dovuto servire da spunto per ulteriori approfondimenti in tal senso da parte di altri studiosi: ma ciò non è avvenuto.
L’attuale centro storico di Lentini è un grosso problema, che deriva dall’errata perimetrazione fatta in occasione della relazione, intorno agli anni ‘60 del secolo scorso, del piano regolatore e del successivo piano particolareggiato ( approvati ma mai attuati), in quanto zone chiaramente comprese nel centro storico, come piazza Oberdan o la Chiesa della Ss.ma Trinità, ne sono state escluse, evidentemente per un errore di chi ha stilato i piani.
Tornando alla Lentini post-terremoto, si evidenzia, nell’impianto urbanistico della città, l’alternanza di zone con strade larghe, ed altre con vicoli stretti, con la presenza di piazze in alcuni quartieri, ed in altri no, con la concentrazione di edifici sacri solo in alcune zone.
Ciò sta a indicare una distinzione tra ceti dominanti, che potevano destinare parte del terreno alla realizzazione di vie ampie, e ceti subalterni, che, non disponendo di sufficienti mezzi economici, destinavano la massima parte alla costruzione delle case di abitazione. Questa distinzione però non è sempre così netta : basti ad esempio pensare come attorno al convento della Badia vi sia un intrico di vie anguste, dove probabilmente risiedevano gli operai a servizio del convento.
Nella nostra città mancano palazzi di rilievo, fatta eccezione per il palazzo Beneventano e quello Fuccio di Sanza’ : ciò in quanto a Lentini è venuta meno  una classe nobile dirigente; la vecchia feudalità medievale aveva lasciato la città nel 1400 circa, per trasferirsi nelle vicine città, in particolare Catania.
Ma tra i citati palazzi c’è una grossa differenza; quello  Beneventano è chiuso, si pone come una piccola fortezza, mentre  quello dei Sanzà è aperto, con la presenza di botteghe al piano terra. 
L’unità d’Italia ha stravolto la toponomastica cittadina: quella, ad esempio,  che prima era la via delle Maestranze è diventata via Regina Margherita; è così diversi altri esempi: ciò ha comportato la perdita di precisi riferimenti circa la composizione sociale del paese, e ne ha snaturato l’essenza.
In passato ( e fino ai primi del ‘900) i fiumi che attraversavano il paese ( il Lisso, il Carrunchio ) erano aperti, e influenzavano l’assetto urbanistico della città : accanto ad uno di questi, ad esempio, sorgeva l’area artigianale della Corderia ( oggi la zona intorno all’Istituto Scolastico Comprensivo Riccardo da Lentini ) proprio perché la presenza dell’acqua corrente era essenziale per la lavorazione della canapa.
La parte meridionale era condizionata dalle caratteristiche geologiche del territorio; una prova di tale affermazione è costituita dalle abitazioni in grotta, tipiche del quartiere San Paolo; con il boom economico, queste abitazioni furono trasformate con la sopraelevazione di diversi piani, snaturando così l’impianto originario del centro storico; i porticati ( importanti luoghi di socializzazione ) furono  trasformati in autorimesse, modificando così anche le abitudini di vita.
Venendo ai giorni nostri, il vero problema che si dovrà affrontare è il futuro del centro storico, oggi snaturato dalle esigenze della vita moderna:  come la maggior parte delle città siciliane, Lentini è priva di un piano regolatore e di un piano particolareggiato, a suo tempo elaborati, ma mai attuati. Pochissime le città siciliane che ne hanno avuto uno  e lo hanno portato a termine ( Siracusa è una delle poche).
La difficoltà è data dalla necessità di coordinare le diverse esigenze degli attori, spesso tra loro contrastanti : il Comune, la Sovrintendenza, il Genio civile, i cittadini.
Questi i motivi dello spopolamento del centro storico, con gli abitanti che, non potendo adeguare i propri immobili  alle mutate esigenze abitative, si sono spostate verso le periferie.
Il centro storico non dev’essere una zona avulsa dal contesto cittadino, come lo è ora: nel passato, le abitazioni del centro storico erano curate, le facciate tutte rifinite.
Oggi le abitazioni sono in maggior parte disabitate e quindi deturpate dall’incuria.
È da auspicare una città diversa, non un agglomerato di case come nel presente.
La città deve  offrire un’idea di collettività, di spazi comuni condivisi. Questa è l’unica via da seguire  per trasformare in città quello che oggi è un agglomerato informe senza una sua vera personalità.
Il Presidente interviene per sottolineare come  non ci sia più il sentire come cosa propria la città, e ciò è effetto dello spopolamento della città e dell’abbandono da parte dei giovani.
Con i saluti ed i ringraziamenti al relatore si  è conclusa una piacevole serata che ha particolarmente coinvolto i partecipanti, per l’attualità dell’argomento, che tutti sentono nelle proprie corde, e per il desiderio di vedere uscire la propria città dal profondo degrado, non solo urbanistico, in cui è caduta.
Ma per fare ciò e realizzare l’idea di città di cui ha parlato il dott. Valenti non si può prescindere dagli opportuni strumenti tecnici ( piano regolatore e piano particolareggiato), come ha sottolineato in un breve intervento finale il socio Santino Ragazzi. E noi tutti ci auguriamo che questo possa al più presto avvenire, per far sì che Lentini possa tornare allo splendore del suo passato.